DISCOVERY – Nuove scritture e linguaggi della scena contemporanea

TICKETS:

BoxOffice
V.le Regina Margherita 43
09124 Cagliari

 boxofficesardegna.it

 

VENUE:

Teatro Alkestis
Via Loru, 31 – Cagliari
ore 21.00

26 e 27 ottobre 2024 – Ore 21.00
CONFINATI
appunti per una messa in scena da LA CATENA di Emilio Lussu
drammaturgia di Nicola Fano
con ANDREA BOSCA
per gentile concessione di Giovanni Lussu

Il patriota e intellettuale sardo Emilio Lussu rifiutò sempre ogni compromesso con il neo insediato regime fascista. All’ennesima provocazione degli squadristi che tentarono di penetrare armati nella sua abitazione di Piazza Martiri a Cagliari, Lussu si difese, armi in pugno. Con la conseguenza che la magistratura fascista, invece di mettere sotto inchiesta gli aggressori-oltretutto di un parlamentare in carica- condannò l’aggredito col carcere e il confino a Lipari. La catena è la storia di questo confino che nell’autunno del 1926 portò Lussu (decorato al valore militare per la grande Guerra) nel gorgo dell’isolamento coatto. Da Lipari, remota isola delle Eolie, evase con un piano rocambolesco degno dei migliori romanzi di avventura.  Vita vera, si direbbe.
Ma dopo di allora restò esule a Parigi per più di quindici anni, allacciando con costanza infaticabile, i fili dell’antifascismo alle democrazie europee fino a costruire la rete di alleanze dei governi britannico e statunitense con la Resistenza italiana, che favorì la Liberazione del 1945. Lussu racconta qui l’arroganza brutale del regime e la debolezza intrinseca del composito fronte delle opposizioni.
La sua scrittura restituisce la cronaca del cammino storico e politico che attraverso le leggi speciali del 1926, portò il fascismo a rivelarsi come un regime totalitario, violento, persecutore e soprattutto intollerante di ogni dialettica democratica.
Cento anni dopo questi accadimenti e a quasi cinquant’anni dalla morte di Lussu, il suo racconto induce ancora a riflettere: come se un secolo e la grammatica del potere fossero passati invano. In scena Andrea Bosca, uno degli attori più apprezzati e impegnati del panorama nazionale.
Lo spettacolo sarà presentato a marzo 2025 a Parigi, nel cartellone dell’Istituto di Cultura.

 

 

16 e 17 novembre 2024 – Ore 21.00
ME NE VADO
testo e regia di Anna Piscopo
con MARIAL BAJMA RIVA e ANNA PISCOPO
testo inedito-under 35
finalista Premio InDivenire 2024_Roma
vincitore della residenza internazionale HUMUS 2024 Artisti nei territori _Matera

Il mondo degli adolescenti e il tema dell’attesa.
Un mix esplosivo, nel racconto del disagio (che si fa più evidente, dove il mondo è più piccolo) di due adolescenti di provincia che per noia hanno appena compiuto un massacro nel bar dove trascorrono gran parte delle loro giornate.
Me ne vado è l’attesa di una alluvione, più simbolica che realistica: metafora perfetta di una punizione divina o forse mezzo di salvezza.
Ma il suo “non arrivare” sembra negare lo sviluppo di ogni senso possibile del racconto.
Tutta la drammaturgia costruita da Anna Piscopo-una delle artiste più originali della nuova ribalta romana, anche cinematografica- vira intorno alle due protagoniste, immobili nel pensiero e come proiettate ai confini della realtà. Sembrano un’unità drammaturgica inscindibile, nonostante abbiano un loro personale vissuto che emerge di tanto in tanto con virulenza nei loro racconti.
Alla fine l’alluvione sembra giungere davvero, ma senza possibilità di salvezza per le le due protagoniste. Ancora una volta Carina e Dolores si dividono nella parola (una dice “andare”, l’altra “restare”) eppure i loro corpi finiscono per rimanere uniti a ribadire l’elemento della crudeltà, della disarmonia tra corpo e parola, tra senso e non senso, tra intenzione e agire.
Una commedia nera, senza redenzione, sul mondo dei giovani a cui non sappiamo più insegnare a diventare adulti.

 

 

29 e 30 novembre 2024 – Ore 21.00
VITA, MORTE E MIRACOLI
di e con BEATRICE SCHIROS
Progetto BIOGRAFIE a cura di BAM Teatro

 

 

Attrice drammatica, diplomata alla scuola del Teatro Nazionale di Genova ma con un talento prodigioso e a lungo nascosto per la comicità e il racconto, che mescola l’irriverenza caustica alla Dorothy Parker con certa semplicità emiliana, Beatrice Schiros- per dodici anni di fila iconica interprete del collettivo Carrozzeria Orfeo- era prima ancora celebre tra i suoi colleghi per i suoi aneddoti divenuti bibbia nel teatro italiano e pian piano passati alla platea dei suoi sostenitori, anche grazie alla rete e più tardi alla televisione. Unica nella elaborazione narrativa dei fallimenti, direbbe di sé: una vita da inascoltata con l’ausilio dei suoi animali. Tra bevute riparatorie (ma non sue) e disastrose ricette di vita (anche queste non sue), in mezzo a formule di felicità e paradigmi di fallimenti, racconta il vivere della donna oggi. Sempre in bilico tra la stund up e la tragedia greca, in un progetto originale nato per Discovery.

 

 

12 e 13 dicembre 2024 – Ore 21.00
I MONOLOGHI DELL’ATOMICA
tratto da “Preghiera per Cernobyl” di Svetlana Aleksievich e “Racconti dell’atomica” di Kyoko Hayashi
di e con Elena Arvigo
e con Monica Santoro
Premio Le Maschere del Teatro 2023 come miglior monologo

 

Considerata di diritto tra le migliori interpreti italiane, con una rassegna stampa da fare invidia ai grandi del palcoscenico, Elena Arvigo è capace di generare clamore ogni volta che intraprende una scelta artistica, classificando come imperdibile ogni sua esibizione. Non fa eccezione con I monologhi dell’atomica, drammaturgia desunta da Preghiera per Cernobyl di Svetlana Aleksievich( premio Nobel per la letteratura 2015) e Racconti dell’atomica di Kyoko Hayashi. In questo spettacolo porta  nuovamente al centro del suo lavoro la figura femminile come testimone di episodi tragici legati alla guerra e alla criminalità delle scelte umane. I due fatti all’origine dello spettacolo sono le tragedie di Cernobyl e Hiroshima. Il 26 Aprile 1986 scoppia la centrale nucleare di Cernobyl , il 9 Agosto 1945 viene lanciata una bomba atomica su Nagasaki, per accelerare la resa del Giappone. Due capitoli ancora oscuri, due eventi che hanno segnato le coscienze mondiali e che qui vengono evocati dalla Aleksievich attraverso alcune testimonianze (tra cui quella di Ljudmila Ignatenko, moglie di un vigile del fuoco) e da Kyoko Hayashi , scrittrice ma soprattutto hibakusha: così si chiamano in Giappone i sopravvissuti alla bomba atomica.
La ricostruzione non è degli avvenimenti ma dei sentimenti, attraverso lo sguardo di queste donne -testimoni e scrittrici- in un’ideale staffetta, per coltivare la necessità della memoria. Il racconto di queste voci si concentra sulla dimensione umana della tragedia, sui sentimenti dei sopravvissuti, sulla storia profonda, interna, individuale di chi quegli avvenimenti li ha vissuti sulla propria pelle. Al centro dello spettacolo ci sono dunque le persone. La Grande Storia è raccontata attraverso le piccole storie delle persone che l’hanno subita, le loro emozioni, i loro sentimenti, i loro drammi. Vite interrotte o drasticamente mutate, quotidianità stravolta all’improvviso e distrutta. In scena con Elena Arvigo, Monica Santoro, attrice diplomata nel 2006 alla prestigiosa Accademia d’Arte Drammatica di San Pietroburgo e che ha lavorato a lungo al Teatro Laboratorio di Pjotr Fomenko. “I Monologhi dell’Atomica” fa parte di un progetto articolato sulle donne e la guerra dal titolo “Le Imperdonabili”: una serie di studi iniziati da Elena Arvigo nel 2013 su figure di donne, testimoni scomode -mitiche e reali- legate dal filo rosso della guerra, donne imperdonabili appunto perché testimoni scomode della realtà.
L’atto giornalistico e l’atto poetico diventano così simbolo e testimonianza di una resistenza prima di tutto e fieramente, del pensiero.

Categorie: Discovery

Sepúlveda en devenir

Sepúlveda en devenir

Con Aurora Simeone
Prodotta da BAM Teatro/Teatro del sale

Nell’ottica di una multidisciplinarietà che conquisti anche la platea dei giovanissimi, nasce questo progetto legato allo scrittore Luis Sepúlveda, vittima celebre del Covid ma prima di tutto, cantore immortale di resistenza.
Queste le basi di  Sepúlveda en devenir, coprodotto col Teatro del Sale e costruito – come annuncia il titolo – in step progressivi tra letture animate in un percorso trasversale che lega insieme letteratura, teatro di figura, favola e scrittura drammaturgica, nell’ottica sempre più diffusa di progetti di aggregazione generazionale, che sappiano contenere un messaggio di rinascita e ottimismo alla costruzione.
Protagonista e timoniere di questa avventura in scena, Aurora Simeone

Categorie: Portfolio

Se fa male non è amore

Se fa male non è amore

Di Montse Barderi

Traduzione di Claudia Marseguerra per Edizioni Feltrinelli
Recital con Aurora Simeone
Per gentile concessione di Montse Barderi a BAM Teatro
Prodotto da BAM Teatro – Teatro del Sale

 

Un viaggio nelle relazioni sentimentali problematiche da non confondere con i maltrattamenti.
Non esistono ricette sicure per trovare il vero amore: amare ed essere amati, come pure amare senza essere ricambiati, dipendono in buona misura dalla sorte. E tuttavia non è consigliato di restare passivi quando ciò che la sorte ci porta in dono, non ci rende felici.
È necessario guardare in faccia e indagare il sentimento che ci ha reso immuni al senso di realtà.
In un percorso che mescola continuamente filosofia e psicologia, storia, aneddoti letterari e il racconto di tante derive amorose, passando per l’ampia casistica degli amori tossici e dei “parassiti emotivi”, si arriva a capire cosa ci spinge a perpetuare rapporti nocivi.
L’intuizione dell’autrice è aiutare a migliorare l’interazione con se stessi per costruire legami di coppia sani e duraturi, abbandonando gli amori cattivi, se necessario, per permettere di iniziare una nuova vita e crescere come individui.
Un’educazione sentimentale aggiornata al tempo presente con dei suggerimenti per apprendere l’arte del vivere bene.

Categorie: Portfolio

Il corpo perfetto

Foto di Roberta Krasnig

 

Il corpo perfetto

di e con Lavinia Savignoni

Bam Teatro/La Loba Production

 

 

Il corpo perfetto è l’imperativo categorico della società contemporanea. E’ pure il titolo del monologo scritto, diretto e interpretato da Lavinia Savignoni. Il testo si concentra sulla ossessione del corpo e su tutto quello che -direttamente o indirettamente- gira intorno al pensiero della sua perfezione, fino al paradosso delle sue distorsioni: mangiare sano, essere in salute, scattanti, magari vegani o seguaci di regimi alimentari severissimi e alla moda, perfettamente funzionanti e “belli”, soprattutto belli da vedersi e potersi fotografare e postare sui social, perché l’ultima certificazione al nostro valore, passa ormai inevitabilmente dal gradimento del mondo della rete.

Così la nostra protagonista, una donna di quarant’anni mite e di bell’aspetto è intenta a provare in casa sua la scaletta del programma “Il Corpo Perfetto” che andrà in onda in diretta tv l’indomani e che illustra anche l’onomino metodo da lei brevettato per vivere in salute.

La prova di memoria si trasforma ben presto in un flusso di coscienza che spazia su come siamo fatti e su come possiamo raggiungere la perfetta funzionalità del corpo.

Alcuni ricordi di bambina irrompono all’improvviso prepotenti, svelando il precario equilibrio emotivo della donna e mostrando suoi lati fino ad allora erano repressi, ribaltando l’immagine di persona risolta che invece tenta con ogni forza di promuovere.

Il suo racconto, a tratti grottesco, altre volte drammatico, assai spesso comico, rivela le irrequietezze e gli aspetti “disturbati” che spesso si celano dietro la filosofia del wellness e che tradiscono le fragilità più profonde del nostro mondo contemporaneo.

Uno spettacolo sul conflitto aperto e tutt’altro che risolto, tra il bisogno di un corpo perfettamente funzionante, i modi per ottenerlo, e il tentativo di non perdere la nostra profondità e lucidità pur essendo subissati da messaggi di un universo inquinato e artificiale, non solo per i prodotti che consumiamo abitualmente. La corsa alla ricerca dell’elisir di eterna giovinezza si scontra con l’incedere inesorabile della vecchiaia che ci riguarda indistintamente tutti, indipendentemente dagli sforzi fatti per contrastarla e ritardarne l’avvento.

Categorie: Produzioni

La luna e i falò – Note di regia

La luna e i falò raccoglie lo smarrimento misto a malessere comune all’uomo contemporaneo. È un romanzo denso, una materia poderosa raccolta in 32 capitoli che ne fanno un’opera di grande valore, non sono letterario.
Ambientato a ridosso della Liberazione, nelle Langhe sventrate dalla guerra appena alle spalle e dalla miseria di un territorio che prova a rimettersi sulle sue gambe, racconta del ritorno a casa di Anguilla, emigrato in America dove è riuscito a fare fortuna. Il suo è un viaggio a ritroso, tra i luoghi e le tracce dell’infanzia, che prova a riannodare tra memorie sbiadite ed emozioni perse, nel tentativo di riappropriarsi di una identità e sentirsi parte di una comunità originaria. Eppure, anche nella placida campagna, dove tutto sembra conservarsi e a cui il tempo sembra risparmiare intatta la bellezza delle colline e dei noccioli, come pure l’abitudine ancestrale dei faló, tutto è cambiato irrimediabilmente.
C’è tanto del nostro essere giovani uomini in questo adattamento per il teatro che firmo insieme ad Andrea Bosca: l’inquietudine, l’essersi allontanati dai luoghi di origine, il modo difficile di sentirci a casa da qualche parte.
Ho ritenuto opportuno raccontare il qui e ora della voce narrante, trasformando il palcoscenico nella piazza del paese su cui Anguilla- che “nessuno conosce e nessuno più riconosce”- fa il suo arrivo. Il pubblico diviene l’interlocutore curioso a cui restituire la memoria del proprio vissuto e quella di quei luoghi nei tempi della sua assenza. Emerge lo strato profondo che un autore immensamente grande come Cesare Pavese ha voluto rappresentare: il senso della vita, l’andarsene, il tornare, l’essere straniero, il bisogno di una identità radicata che si rifletta nelle persone, nei luoghi, che ci hanno visto diventare uomini.

Paolo Briguglia

Categorie: Press

#RIPENESSisALL

#RIPENESSisALL
Appunti per una luna e i falò

Con: Andrea Bosca

Presentazione del secondo studio sul progetto legato alla scrittura di Cesare Pavese e in particolare al suo celebre romanzo, La luna e i falò. A 70 anni dalla sua pubblicazione e dal suicidio del suo autore, presentiamo in teatro una riscrittura originale curata dallo stesso Bosca e da Paolo Briguglia, che firma anche la regia dello spettacolo La luna e i falò .

Produzione BAM teatro
Nuova produzione stagione 2019/20

Foto di Luca Brunetti

FOTO DOWNLOAD

Categorie: Portfolio

La camera a gas

La camera a gas
di e con Leonardo Palmisano

Allestimento e regia di Antonio Petris
Produzione BAM teatro

Testo inedito mai rappresentato

Disponibilità ottobre 2019/maggio 2020

“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”

(Paolo Borsellino)

Il racconto della apologia mafiosa è fermo alle stragi del Novantadue, (come purtroppo i processi e i riesami) eppure tante, troppe cose sono cambiate.

Il familismo delle cosche, per esempio, ha lasciato il posto ai settori di interesse, lo stragismo spettacolare che i Corleonesi ci hanno presentato come autografo della loro forza e onnipotenza, ha lasciato il campo ad un fenomeno più silenzioso, che irraggia e nutre in multiformi declinazioni, il linguaggio dei boss (che non è più quello di Provinzano dei pizzini) cambia insieme alle tecnologie, il grande morto ( Riina) che lascia un vuoto processuale -prima ancora che di potere- finisce con l’essere un modello di vertice che la mafia non guarda più. E a cascata, il racconto della massomafia, degli editori collusi, della sempre eterna strategia del fango a fermare dissidenti e nemici, di un Mondo nuovo che arriva e importa nuove connivenze e codici (ovvero l’apporto delle mafie straniere).

Si parla assai spesso di mafie liquide, sottintendendo la difficoltà a definirle nella forma e nella struttura organizzativa, come fu per la “onorata società” delle confessioni di Buscetta. Invece siamo ad un terzo tempo, che ricorda il più pericoloso tra gli stati della materia: lo stato gassoso.

È la mafia più forte e giovane: è la Ndrangheta. Per la precisione, la più brava, intelligente e la più ricca.

È una mafia che non si vede, impalpabile, non geolocalizzata: una mafia che non si fa toccare. Una mafia timida in apparenza, che ha sbaragliato le altre mafie “nostrane” in meno di trent’anni. Si è fatta ispirare dalla globalizzazione per ripulirsi dagli schizzi di sangue e si è insediata dappertutto, invertendo la geografia del comando. Che adesso parte dal Nord. È così intraprendente che da quando vi fu la crisi del 2008 (col crollo della finanza mondiale e il fallimento di società come Lehman&Brothers), ha praticamente sostituito le banche. E ora, semmai la cosa fosse poco chiara, si sta sostituendo alla nostra società legale. Infatti, non si limita ad amministrare patrimoni milionari, ma procede nella loro legalizzazione. È questo il passaggio più delicato, perché assottiglia il divario tra società legale e ndrangheta, rendendo più difficile (anche per gli inquirenti) distinguere ciò che è mafia da ciò che non lo è. È cambiato tutto davvero, mentre ci lasciavamo avvincere dalle serie TV ambientate a Palermo.

Categorie: Portfolio