Qui e ora – Il Giorno 25 gennaio 2013

Il Giorno – Milano 25 gennaio 2013

Andiamo a teatro

Qui e ora
Valerio Mastandrea, uno dei nuovi protagonisti del nostro cinema torna in scena con una novità assoluta di Mattia Torre, giovane autore della serie cult “Boris”. Fra grottesco, malinconia e ironia, lo spettacolo comincia con un incidente in una strada secondaria di un’isolata periferia romana, completamente deserta, senza passanti, né case. Un incidente spettacolare: a terra, a pochi metri l’uno dall’altro, due uomini sulla quarantina…

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Qui e ora – Repubblica gennaio 2013

Repubblica – Milano 25 gennaio 2013

Mastandrea campione di italici difetti
In “Qui e ora” interpreta un uomo che rivela la sua aggressività dopo un incidente stradale

Lotta di classe a ridosso del grande raccordo anulare. Azzerate politica e ideologie, lo scontro diventa assalto individuale, prevaricazione, insulto, guerra di tutti contro tutti. Grande ritorno di Valerio Mastandrea in teatro, che sempre in coppia con Mattia Torre (già autore di Migliore nonché della serie tv cult Boris), in Qui e Ora scatta l’istantanea di un’Italia piena di rabbia vuota e di fantasia, dove ci si mena per un parcheggio ma si va in visibilio per gli chef star perché cucinare non è mai stato tanto fico. Per raccontarla senza moralismi ci vuole il giusto umorismo feroce. Qui ce n’è parecchio e di ottima qualità. Il pubblico ride a crepapelle ma quel che si porta a casa è l’immagine precisa di un paese alla deriva. Dove c’è ben poco da ridere.

TESTO
Due uomini hanno appena avuto un incidente alla periferia di Roma: sono nel mezzo del nulla suburbano, gli scooter ridotti a un groviglio di lamiere e nemmeno loro stanno troppo bene. È il due giugno, le Frecce tricolore rombano sulle loro teste, i soccorsi non arrivano. Ma tra Aurelio (Mastandrea) celebrity radiofonica di un programma di cucina, e Claudio (Valerio Aprea), disoccupato perseguitato da madre ansiosa, nessuna solidarietà è possibile. Mattia Torre ha preso il classico schema dello scontro a due in situazione blindata per trasformarlo nel microscopio che rende visibile il virus di un odio che sa di arretramento barbarico. Lo fa con talentuosa originalità: padroneggia trama, dialoghi e personaggi, fa galoppare il ritmo con tocco di classe nel finale a sorpresa, conosce l’arte della battuta e la sintesi della metafora, soprattutto sa inventare una lingua che sembra presa direttamente dalla strada me è al contrario frutto di un raffinato lavoro di cesello. Quel che si dice un autore di gran razza.

INTERPRETAZIONE
Arrogante, aggressivo, stressato, scorretto. Giustamente tamarro in tuta da ginnastica, giacca da biker e cellulare in iperattività. Mastandrea non solo costruisce un campione perfetto di tanti italici difetti, ma ne sa fare un personaggio in progressiva evoluzione dalla prepotenza alla disfatta. Una prova d’attore che conferma talento, sensibilità, intelligenza, ironia. Istintivamente empatico con il pubblico, non ne abusa mai. Valerio Aprea gli regge bene il gioco nel ruolo del perdente in cerca di un’impossibile rivincita dalle frustrazioni. Un duello senza vincitori combattuto da due ottimi interpreti.

Sara Chiappori

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Qui e ora – Il Secolo XIX 9 marzo 2013

Il Secolo XIX – 9 marzo 2013

Qui e Ora giovedì al genovese
Sulle barricate con Mastandrea
L’attore “la cultura deve cambiare. Come? Tornate a teatro, è un atto politico”.

La politica è cambiata. ora tocca alla cultura. Anche perché, secondo Valerio Mastandrea, attore romano, 41 anni, “andare a teatro o al cinema è un atto politico”.
Per chi sta sotto i riflettori, come per il pubblico. E su questa convinzione l’artista, che sarà al Politeama Genovese giovedì con “Qui e ora”, insieme a Valerio Aprea, ha plasmato ogni scelta di una carriera che non sbaglia un colpo e che oggi lo vede, con una media di tre film all’anno e all’attivo titoli come “Romanzo di una strage”, “Gli equilibristi” e “La prima cosa bella” di Paolo Virzì che gli vale il David di Donatello nel 2010 come attore protagonista, tra gli artisti più corteggiati della sua generazione. Ma non chiamatelo attore impegnato, per carità. “Sono semplicemente un cittadino impegnato” spiega Mastandrea ” e con questo lavoro cerco di dare il mio contributo, di far riflettere sui problemi del nostro Paese. Anche perché oggi la politica si fa così, dal basso. La gente vuole un rinnovamento vero e lo sta dimostrando, i vecchi sistemi, fatti di strategie, non funzionano più”. Vero, le persone escono nelle piazze, ma stentano ancora a entrare in un teatro e anche i cinema non se la passano certo meglio.
“Dobbiamo arrivare anche a questo: riportare gli spettatori in sala, di fronte a spettacoli che servano da stimolo, che coinvolgano, che facciano pensare. Certe espressioni artistiche ormai sono etichettate come cultura d’élite, solo per pochi e non per il grande pubblico. Così i cinema chiudono”.
Nulla contro la tv, ovviamente, ma certo stare passivamente davanti al teleschermo non ha lo stesso significato. “La televisione è un’altra cosa” prosegue l’artista “è più rassicurante, mi riferisco soprattutto a quella generalista, il suo compito è dare certezze. Non potrà mai svolgere lo stesso ruolo, a volte anche provocatorio, del cinema o del teatro”. beh, non proprio tutto il cinema però.
“Guardi, io non sono contrario di principio ai film commerciali, anche i cinepanettoni vanno bene, basta che riportino la gente al cinema” dice Mastandrea che ha anche creato a Roma una scuola di cinema gratuita intitolata a Gian Maria Volontè “ma a patto che poi le persone tornino anche per vedere altro”. Insomma, per cambiare le cose bisogna uscire di casa, incontrarsi, confrontarsi. Anche uno scontro va bene, certo, come precisa l’attore “purché sia costruttivo”. E quello al centro dello spettacolo “Qui e ora” che vede due uomini diversissimi entrare in collisione, in seguito a un incidente stradale, di che tipo è?
“È uno scontro tra due persone che hanno un’identità sociale molto diversa; l’idea è quella di metterle in una situazione al limite, in un’ipotetica strada periferica romana, in attesa dei soccorsi, e vedere cosa succede: quale aspetto prende il sopravvento, se la solidarietà o l’istinto di sopraffazione, di distruzione. Ed è uno spaccato della cultura occidentale contemporanea, anzi soprattutto dell’Italia. Ma con una forte vena comica, c’è un umorismo sottile e tagliente che percorre tutto lo spettacolo”. Non possiamo certo svelare il finale, ma che ritratto del Paese esce fuori?
“Quello che posso dire è che affiora un atteggiamento purtroppo molto italiano, cioè prevale l’individualismo più sfrenato. Perché è questo l’esempio dominante a ogni livello, alla tv ma anche più in alto”. I due personaggi, un professionista in carriera, sicuro e aggressivo, e un poveraccio disoccupato e mammone, sono entrambi sulla quarantina.
Potrebbe sembrare un addebitao di responsabilità a una generazione che, forse, on ha fatto abbastanza per cambiare le cose. Accusa prontamente respinta dall’attore: “io questa responsabilità non la sento proprio. La mia generazione ha vissuto profonde trasformazioni sociali, noi quarantenni di oggi siamo stati giovani nelle strade, nelle piazze, nei bar e adesso ci ritroviamo sui social network. Il vero problema è che sono vent’anni che votiamo contro qualcuno e non perché crediamo in qualcuno. Ci limitiamo a difenderci. Ma, come dicevo, le cose stanno cambiando”.

Emanuela Schenone

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Qui e ora – L’unità febbraio 2013

L’Unità – 22 Febbraio 2013

Guerra Civile Qui e Ora
Mastandrea e Aprea incidente fra classi sociali

Lo spettacolo di Mattia Torre è un invito a mettere da parte il cinismo e la diffidenza che sembrano aver attaccato tutti come una malattia.

Roma- È un invito giocoso a deporre le armi questo bel testo di Mattia Torre interpretato da una coppia di attori molto ben assortita: Valerio Mastandrea e Valerio Aprea. La guerra che si combatte è quella civile fra cittadini incattiviti e sperduti in questo nostro Paese dove perfino un cuoco di fama (Aurelio, a cui presta la voce e il corpo un cinico Mastandrea) può diventare bersaglio di rivendicazioni personali e oggetto di un incidente non proprio casuale.
Dallo scontro fra due scooter, in una periferia romana, inizia la pièce Qui e Ora (commissionata dalla produzione cagliaritana BAM Teatro), un atto unico della durata di circa 70 minuti. Tanto dura l’attesa dei due protagonisti, in una roma deserta nel giorno della Festa della Repubblica, prima di vedere arrivare i soccorsi del 118. Lo scontro è bello forte, spettacolare, in tutti i sensi: rumore, fumo, due mezzi uno sull’altro, Aurelio e Claudio sdraiati a terra. Poi, poco alla volta, il primo comincia a muoversi e si alza in piedi, prova a camminare, zoppica, ma risponde al telefono come se nulla fosse accaduto.C’è da fare una diretta radio! Il programma si chiama Qui e Ora ed è un vero spasso vedere Mastandrea che inventa ricette e dà consigli “emozionali”… Intanto anche la seconda persona coinvolta nell’incidente apre gli occhi, Claudio non ce la fa a rimettersi subito in piedi, ma appena apre bocca ci pensa Aurelio – un arrogante che crede di sapere tutto – a presentarcelo: Claudio altro non è, secondo lui, che un povero agricoltore; vorrebbe abitare a Boccea (dove in effetti vive), invece vive di stenti – sempre secondo Aurelio-; ha una moglie di Pomezia, un figlio ritardato e… questo credo possa bastare per farvi capire che la guerra di classe fra i due è in atto da subito. Una guerra fra classi sociali, dove Aurelio naturalmente è il più forte, mentre Claudio è il debole della situazione, almeno fino ad un certo punto, quando cioè troverà la forza per sfogarsi e vomitare veleno contro quel “fighetto” che pensa, come tutti i suoi simili, solo alle sciarpette di cashmere, agli aperitivi e ai loft ricavati da “fabbriche o da ex forni crematori”! Sì, il dialogo è giusto in tutto: nei tempi, nelle battute efficaci, nel linguaggio diretto al quale ormai Mattia Torre (autore tra l’altro della fortunata serie televisiva Boris) ci ha abituati. Ma anche dei due interpreti c’è da dire che sono perfetti nelle loro parti. Incarnano fino in fondo questo cinismo profondo che sembra permeare il nostro Paese, dove perfino una situazione difficile, come può essere un incidente stradale, diventa terreno di lotta in cui poter sfogare tutto ciò che non ci va giù e la sfiducia verso le istituzioni si trasforma in odio, ferocia, desiderio di vendetta.
Ed è vero, come suggerisce lo stesso Torre nelle sue note di regia, che in questa pièce è come se si incontrassero due dei suoi precedenti personaggi:il protagonista di In Mezzo al Mare (in scena Valerio Aprea) con il suo senso di inadeguatezza, e il protagonista di Migliore (Valerio Mastandrea) con la stessa dove di malvagità. Un incontro/scontro che in realtà fotografa cosa siamo per invitarci ad essere più sereni e pacifici. Peccato aver dovuto aspettare sette anni prima di rivedere Mastandrea a teatro (Migliore era del 2005). Dunque, per lui abbiamo un suggerimento: qualche film in meno e qualche spettacolo teatrale in più farebbero bene a noi e forse anche a lui.

Francesca de Santis

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Qui e Ora – L’Unione Sarda 6 gennaio 2013

L’Unione Sarda – 6 gennaio 2013

Valerio nella “clinica” teatro: in scena cattiverie quotidiane

Ripartire dalla sardegna e da Cagliari in particolare, a cui Valerio Mastandrea è legato da lungo tempo. “I motivi sono tanti, ma non tanto quello della partita vinta a tavolino dalla Roma all’inizio del campionato”, dice con tono scherzoso l’attore capitolino che, insieme a Valerio Aprea, da mercoledì a domenica sarà nel capoluogo ospite della rassegna di prosa Cedac con una pièce attesa in prima nazionale al teatro Massimo, dal titolo “Qui e ora”, coprodotta da BAM Teatro di Marcella Crivellenti e Vasquez y Pepita, con il testo e la regia di Mattia Torre, le scene e i costumi di Alessandro Lai.
Dopo l’ultimo periodo trascorso a fare cinema – Ospetek, Brizzi, Piccioni, Giordana, De Matteo, Soldini sono i registi che lo hanno diretto negli ultimi anni – Mastandrea è tornato sul palcoscenico per un altro corpo a corpo con se stesso e con lo spettatore. “ho sentito la necessità di dedicarmi nuovamente al teatro, che fa sempre bene. Come fosse una clinica dove ti riprendi da un certo modo di fare l’attore”.

Qual è la trama dello spettacolo?
“È una storia piccola e terribile, molto italiana, occidentale, che ci rappresenta molto. Un incontro tra due persone in una situazione limite, causata da un incidente in scooter. Ciò che viene fuori è un livello di cattiveria e di analisi della vita dell’altro, impietosa e tipica dei giorni nostri.

Solo il teatro produce etica? E il cinema?
“I film che danno messaggi non mi piacciono. Preferisco quelli che mettono dubbi, stimolano una riflessione”

Come nascono le idee per i suoi spettacoli? Al suo amico e collega Ascanio Celestini, ad esempio, vengono in bicicletta, o magari cambiando un copertone. Brecht raccontava che, quando prendeva lezioni di guida, il suo insegnante gli suggeriva di fumare il sigaro, un espediente per far si che non fosse interamente concentrato sul volante.
“A me vengono stando fermo. Nel caso di questo nuovo spettacolo, però, le idee sono di Mattia. Io e Valerio abbiamo messo il gettone e ci siamo fatti pilotare bene”.

Ha interpretato parecchi personaggi: c’è uno in cui si riconosce più di altri?
“Ci sono alcuni personaggi che sicuramente ho interpretato più facilmente. Uno che mi porto appresso e che ogni tanto ritorna, a seconda del momento che vivo, è quello di Stefano Nardini nel film “Non pensarci” di Gianni Zanasi. Un personaggio che faceva fatica a vivere felice ma era sostenuto dall’ironia, benché immerso in situazioni limite in cui faceva brutte figure”.

In un momento così drammatico per il nostro Paese, quali input possono arrivare dal teatro?
“Penso che alla fine la differenza non la facciano il teatro e il cinema, ma la gente, coloro che dal basso hanno finalmente deciso di rivendicare le cose. Vedo in giro una rabbia diffusa che cerca di abbattere il muro delle ingiustizie. Abbiamo il diritto di riprendere tutto ciò che è stato abbandonato a se stesso. detto questo, letteratura, cinema, musica, teatro, sono in prima linea per stimolare, sensibilizzare, risvegliare le coscienze”.

Trova più faticoso fare teatro o cinema?
“Il teatro è tosto, non ti permette di lamentarsi. Contrariamente al cinema, dove c’è tempo solo per questo e il vero lavoro dura poco”.4

Il teatro resta sempre il luogo privilegiato per una riflessione comune?
“Potrebbe esserlo. Bisogna avere uno spazio, ma anche la voglia di confrontarsi”.

Il 2012 è stato l’anno della televisione, con un vero e proprio boom di ascolti, probabilmente, anche perché di soldi in questo periodo ne girano pochi e andare a teatro o al cinema costa.
“La crisi si fa sentire ovunque e non possiamo certo obbligare le persone a frequentare le sale teatrali e cinematografiche. Ormai uscire di casa implica una spesa, a prescindere da quello che si fa. Nonostante i biglietti dei teatri italiani siano tra i più gassi d’Europa, forse anche qui bisognerebbe adottare delle politiche più intelligenti. Inoltre, non bisogna dimenticare che cinema, teatro, musica, danza, sono settori che contribuiscono a creare sviluppo, per questo c’è bisogno di leggi che sostengano aiutino e non producano tagli “.

Carlo Argiolas

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Qui e ora – La Stampa gennaio 2013

La Stampa – 25 gennaio 2013

“Qui e Ora”: Mastandrea dalla tv al palcoscenico
Una commedia grottesca con finale a sorpresa

Cracco, Vissani e co., sappiatelo: la vostra nemesi può attendervi dietro l’angolo di una strada, quando meno ve lo aspettate. Lo suggerisce “Qui e ora”, testo inedito di Mattia Torre (uno degli autori della serie “Boris”) che Valerio Mastandrea mette in scena e interpreta insieme a Valerio Aprea. Una commedia folgorante e grottesca che fotografa un frammento dell’esistente che potremmo essere tutti sordi ed egoisti, arroganti e vendicativi, uno dei cui spunti è l’insopportabile deriva presa dal parlare di cibo e cucina in tv.
Un crash, una gran nuvola di polvere, silenzio. Sullo sfondo del palco la scultura impennata e collassata di due scooter. Due uomini a terra. Poi un cellulare squilla. Un corpo si muove, una voce risponde: “Ho fatto il botto col motorino. Sto bene, sono in piedi. Arrivo”. Seconda telefonata al 118 per denunciare l’incidente e chiedere un’ambulanza. “C’è un morto e a me fa molto male la caviglia”. Da questo momento in poi la vicenda si tinge sempre più dei colori dell’assurdo: la periferia romana è desolata e deserta, le ambulanze non arrivano perchè impiegate per la parata del 2 giugno. Anche il “morto” si dimostra vivo benché molto acciaccato. Tra i due incidentati si stabilisce un dialogo improbabile e paradossale, in quella che ben presto assumerà anche le caratteristiche di una contrapposizione di classe.
Il primo, sproloquiante, esagitato (Mastandrea) è “chef motivazionale” radiofonico-televisivo di successo, “uomo – come lui stesso si definisce – che emerge dalla mischia palla al piede” e va sempre in rete. L’altro (Aprea) è un proletario disoccupato, lagnoso e vittimista, perdente per antonomasia. Il tempo passa: il vincente si infiacchische, l’altro prende forza. Un ribaltamento dei ruoli abbastanza prevedibile, ben gestito dai due interpreti, che lascia spazio a un piccolo colpo di scena finale.

Adriana Marmiroli

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Qui e ora – L’Unione Sarda 9 gennaio 2013

L’Unione Sarda – 9 gennaio 2013

“Il mio paese senza collante dove l’altro diventa nemico”
Mattia Torre firma e dirige la pièce “Qui e ora”

“Il tempo dello spettacolo coincide con l’attesa dei soccorsi dell’incidente inscenato.. Due personaggi si trovano in una situazione estrema, in un Paese estremo qual è l’Italia, senza collante. E questa è una storia di disamore tra i cittadini di questo Pease, dove anche se fa incidente, a parità di ragione o colpa, l’altro diventa tuo nemico”. Il regista, sceneggiatore e autore Mattia Torre osserva la realtà con una lente critica forgiata a colpi di nuda e cruda cronaca italiana. Il Paese dell’odio, dice tra le righe, mentre qualche metro indietro a prendere le misure del Massimo di Cagliari si trovano gli attori Valerio Mastandrea, che ritorna in Sardegna per la felicità dei fan, e il collega Valerio Aprea alla sua prima volta in città (e probabilmente quasi nessuno sa che è il nipote del musicista Tito, direttore anche al Conservatorio cagliaritano dal 1963 al 1974).
Il capoluogo isolano ospita la prima nazionale, oggi alle 20.45, di “qui e ora”, pièce scritta e diretta dallo sceneggiatore di “Boris” e autore, con altri, del programma di Serena Dandini “Parla con me”. La coproduzione della compagnia cagliaritana BAM teatro e di Vasquez y Pepita, con le scene di Paolo Bonfini, i costumi di Alessandro Lai e le luci di Luca Barbati, arriva nella stagione “M’illumino di prosa” del Cedac e si replica sino a domenica (la sola recita fissata alle 19). E venerdì gli artisti, coordinati dal giornalista Francesco Abate, incontrano il pubblico alle 17.30 nell’Aula Magna del Corpo aggiunto della facoltà di Studi Umanistici di Cagliari.
Lo spettacolo si delinea come un ritratto corrosivo e grottesco della società, fra drammi personali e collettivi narrati con sguardo disincantato e amara ironia. Dopo un incidente tra due scooter restano a terra due uomini sulla quarantina. Avranno necessità dei soccorsi che però non arriveranno prima di un’ora e mezza. “Avevo parlato di questa idea con Mastandrea e con Marcella Crivellenti, direttore artistico di BAM Teatro, che aveva già curato la distribuzione del mio monologo ‘Migliore'”, spiega.
Il fatto è che la crudezza dei nostri tempi va raccontata, secondo Torre, fresco reduce da un altro successo teatrale, “456”, che per un mese ha visto il pienone al Piccolo Eliseo di Roma. “Anche quella è una commedia tragica che parla di odio e le persone venivano nei camerini a chiedere perché una storia così cruda”. Colpa del Paese scollato, ribadisce. Senza ideali. Ma che va a teatro, pare più di prima. “Se al teatro dai la possibilità di esistere, se hai qualcosa da dire, il pubblico lo frequenta: sono ancora sorpreso ed entusiasta del numero di spettatori al Piccolo Eliseo. Ciò che serve è una maggiore cultura del teatro e gli operatori”. Anche i giovani amano il teatro, più di prima. Ma questo non è un Paese per giovani. “Anzi, un ostacolo da superare. In quello spettacolo facevo dire a uno dei personaggi che la gioventù è una malattia: bisogna aspettare che passi”.

Manuela Vacca

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Qui e ora – Tutto Milano (La Repubblica) gennaio 2013

Tutto Milano (La Repubblica) – 17 gennaio 2013

Mastandrea racconta la sua generazione
Ironico e a tratti malinconico l’attore e regista romano si confronta con i quarantenni: spaesati, sotto shock

Una strada secondaria nella desolata periferia romana. A poca distanza il traffico convulso del raccordo anulare, qui il nulla, tra campi abbandonati e un orizzonte senza né case né passanti. Ribaltati a terra dopo un violento impatto due scooter di grossa cilindrata in un groviglio di lamiere contorte e fumanti: i due uomini che le guidavano sono poco lontano, uno è immobile, sembrerebbe morto se non fosse per gli occhi che si guardano intorno terrorizzati, l’altro muove un piede, a fatica si alza.
Entrambi sulla quarantina, sono soli nel vuoto di un paesaggio urbano senza tracce di vita. Avrebbero bisogno di aiuto, ma i soccorsi non arriveranno prima di un’ora e mezza…
Attore che non ama le scelte accomodanti, Valerio Mastandrea lascia temporaneamente il cinema (l’abbiamo appena visto in Il Comandante e la Cicogna), l’ultimo film di Silfio Soldini) e torna in teatro con “Qui e ora” di cui è regista e interprete (insieme a Valerio Aprea).
Il testo è di Mattia Torre, autore lanciatissimo (è tra le firme della serie tv cult Boris), di cui l’anno scorso avevamo apprezzato la pièce “456”, spietato quanto esilarante ritratto di famiglia in un claustrofobico tinello. Ora, con questa nuova avventura teatrale dalle sospensioni beckettiane puntellate su un tessuto drammaturgico dove l’ironia più acida fa da contrappunto a sottili malinconie, Mattia Torre racconta una generazione (quella dei quarantenni) così spaesata da essere quasi sotto shock. Uno spettacolo grottesco, fortemente calato nel nostro tempo, che segna anche una nuova collaborazione tra Torre e Mastandrea, giù insieme in teatro qualche anno fa con il fortunato monologo “Migliore”, dove l’attore romano dava corpo e voce alla surreale metamorfosi di un cattivo.

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DNews – 13 Febbraio 2013

In mezzo al nulla
“Qui e ora”

Roma – Mattia Torre è uno dei migliori autori in circolazione (per la cronaca, anche sceneggiatore e regista). Valerio Aprea e Valerio Mastandrea invece, due degli attori più brillanti – nel senso “che brillano” – della scena attoriale italiana. Lo spettacolo che andrà in scena all’Ambra Jovinelli da domani al 3 marzo li vede coinvolti tutti e tre.
“Qui e Ora” è lo spettacolo scritto e diretto da Torre (tra le sue ultime chicche “4,5,6”, il cui copione è diventato anche un libro) che sarà interpretato dai due attori che setta anni fa si ritrovarono sul palco dello Jovinelli con il monologo “Migliore”.
Tutto comincia, qui e ora, con un incidente in una strada secondaria di un’isolata periferia romana, vicina al grande raccordo anulare, completamente deserta, senza passanti, né case, in mezzo ai campi. Insomma, circondata dal nulla.
A essere coinvolti due scooter di grossa cilindrata: uno ribaltato, conficcato a terra, il secondo irriconoscibile, un disastro di lamiere ancora fumanti. A terra, poco distanti l’uno dall’altro, due uomini sulla quarantina: il primo immobile (potrebbe essere morto, ma poi aprirà gli occhi), l’altro che piano muove un piede, e a fatica si alza. I soccorsi non arriveranno prima di un’ora e mezza e intorno a loro continua a regnare il nulla.

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Qui e ora – L’Unione Sarda gennaio 2013

L’Unione Sarda – 11 gennaio 2013

Successo al massimo
Qui e ora, duello metropolitano con tragedia

Spocchia, aggressività, angoscia, abbandono della coscienza di essere umano in relazione con se stesso prima che con l’altro. E un’imprevedibile tragedia in agguato sul bordo di un duello. Sono surreali cronache del quotidiano quelle narrate con un’ironia che conquista il pubblico nella pregevole pagina della nuova drammaturgia italiana a firma Mattia Torre. Tantissimi gli applaude per il debutto al Massimo di Cagliari, nel cartellone Cedac, di “Qui e ora”, pièce commissionata dal direttore artistico di Bam Teatro Marcella Crivellenti e coprodotto con Vasquez y Pepita per il ritorno sulla scena di Valerio Mastandrea in coppia con Valerio Aprea. Ottime le interpretazioni
degli attori, capaci di inerpicarsi nel cinismo di un testo intelligente, guidati da una straordinaria regia
dello stesso autore che incalza i ritmi di una vicenda di inimicizia metropolitana. Tutto comincia con il rumore dello schianto. Sul suolo giacciono due uomini, dopo l’impatto tra i loro scooter. Nel paesaggio sospeso disegnato da Beatrice Scarpato e illuminato in maniera efficace da Luca Barbati i due protagonisti (che vestono i costumi di Alessandro Lai) iniziano un braccio di ferro che si ribalterà. In attesa di soccorsi che non arrivano, Aurelio e Claudio diventano specchio di un Paese per bestie, fatto di menzogne e di superiorità presunta, di consigli saggi un tot al chilo e razzismi striscianti. In questo palco la parola solidarietà non esiste, come spesso nella vita.
Gli artisti, assieme al regista, incontreranno oggi il pubblico nell’appuntamento organizzato dal Corso di laurea in Scienze della comunicazione dell’Ateneo cagliaritano in collaborazione con il Cedac (alle 17,30 nell’aula magna del corpo aggiunto della facoltà di Studi Umanistici, coordinano Antioco Floris, Enrico Pau e Francesco Abate). Chi li vorrà vedere in scena ha la possibilità di farlo sino a domenica. Scoprirà un gioco al massacro dove ci si fa male per davvero.

Manuela Vacca

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Qui e ora – Metroroma 14 febbraio 2013

Metroroma – 14 febbraio 2013

Mastandrea e la dura quotidianità

A 7 anni dal loro debutto all’Ambra Jovinelli, col fortunato monologo “Migliore”, Mattia Torre e Valerio Mastandrea tornano nel teatro di via G.Pepe. “Migliore” raccontava la metamorfosi di un uomo buono diventato cattivo, a cui la vita sorride. Un apologo dei tempi moderni con uno sguardo ferocemente disincantato. “Qui e ora” (di Mattia Torre che ne cura anche la regia) è un ritratto corrosivo a due voci della nostra realtà, dove lo scontro che apre la pièce è solo l’avvisaglia di una rivolta alle porte. Sul palcoscenico, accanto a Mastandrea, Valerio Aprea.

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Qui e ora – Vivi Milano (Corriere della Sera) gennaio 2013

Vivi Milano (Corriere della Sera) – 16 gennaio 2013

E Mastandrea torna sul palco

È fresca di debutto nazionale, a Cagliari, la nuova pièce di Mattia Torre “Qui e Ora” che segna il ritorno in scena di Valerio Mastandrea, dopo l’intenso monologo “Il Migliore” del 2005, scritto e diretto dallo stesso Torre (tra gli autori della trasmissione tv “Parla con me” e del film “Boris”). Tra i protagonisti del cinema italiano, l’attore romano non si è concesso spesso al palcoscenico: in “Rugantino” nel 1998, in “Col ferro e col fuoco – cosa è rimasto dei ragazzi della Thyssen”, lettura scenica del reportage di Ezio Mauro del 2008, e nel già citato “il Migliore”. In scena con lui, Valerio Aprea. Sono loro i due uomini sulla quarantina, a terra, a pochi metri l’uno dall’altro, che sembrano morti. Piccoli movimenti, uno apre gli occhi, l’altro muove un piede. La strada è deserta: nulla e nessuno intorno a loro se non le carcasse dei due scooter che raccontano di un incidente spettacolare. Avrebbero bisogno di aiuto, ma non arriva nessuno. La penna brillante di Torre tocca le corde della malinconia, dell’ironia e del grottesco, note di una tessitura drammaturgica che ritorna nei suoi numerosi lavori.

Laura Capasso

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Qui e ora – Trova Roma (La Repubblica) 14 febbraio 2013

Trova Roma – La Repubblica 14 febbraio 2013

Qui e ora
Scritto e diretto da Mattia Torre, con Valerio Mastandrea e Valerio Aprea, al Teatro Ambra Jovinelli, da giovedì 14 alle 21.
Dopo l’apprezzato monologo “Migliore”, l’attore Mastandrea e l’autore Torre tornano a scommettere su una drammaturgia corrosiva e scomoda. In “Qui e ora” tutto è basato su uno scontro, su un incidente stradale fra due scooter, in una via isolata della periferia romana, senza testimoni, senza case, senza nulla. E a terra giacciono due uomini all’incirca sulla quarantina. Uno più immobile, l’altro che a fatica si alza. Dovranno affrontare un’emergenza terribile e traumatica cavandosela per un’ora e mezza da soli, il tempo perché arrivino i soccorsi. Un tempo che li vedrà uno contro l’altro, in una condizione al limite, dove la ferocia è dietro le parole, il malinteso incombe sui dialoghi, la perdita di ogni logica rischia di far perdere tutte le coordinate tra due cittadini.

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Qui e ora – Corriere dello Sport 14 febbraio 2013

Corriere dello Sport – 14 febbraio 2013

Il teatro di Mastandrea
All’Ambra Jovinelli l’attore romano protagonista di “Qui e ora”

Un incidente stradale, come ne capitano tanti in una grande città, magari a Roma. Una periferia deserta come in certe giornate assolate di agosto. Due personalità che si scontrano, moribonde, mentre aspettano i soccorsi che forse non arriveranno mai. Nel mezzo tutto il tempo di confrontarsi e scontrarsi, capire, se ce ne sono, i motivi del nostro stare insieme, come cittadini ed esseri umani. “Qui e ora” è una commedia scritta da Mattia Torre, da qualche anno uno degli autori teatrali più importanti ed originali che abbiamo, nocnhé tra gli sceneggiatori della serie tv “Boris” insieme a Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo. A interpretarla, sul palco per tutta la durata della messa in scena, “I due Valeri” come li evoca lo stesso autore: Aprea, solido attore teatrale con diverse apparizioni al cinema e in tv, proprio con “Boris” e i film di Massimiliano Bruno, e Mastandrea, da circa 20 anni volto del cinema di qualità – e anche di quello che fa “cassa”. Spesso, l’attore diventato celebre all’inizio degli anni 90 grazie alla partecipazione al Maurizio Costanzo Show, si cimenta sul palco. “Per me il teatro è come fare le analisi del sangue. Mi serve per capire che valori ho dopo tanti anni di lavoro”: Mastandrea si presenta all’incontro con la stampa con la sacchetta per il tabacco in tasca e una sigaretta che gira nervosamente tra le dita, occhiali con montatura nera, barba incolta. Il solito aspetto tra il distratto e il timido che è un po’ il suo marchio di fabbrica, anche sul grande schermo. Squilla un cellulare, Mastandrea sbuffa:”Non sono uno spettatore teatrale assiduo, suono uno ad ‘educare’, certo non ho la cultura di Aprea” “E si vede, ce vo poco ad aveccene più di te”, risponde divertito in romanaccio il collega. Mastandrea ride:” in scena uso la mia inesperienza, anche da spettatore, verso un certo teatro: sto sul palco violando delle regole che neanche conosco ma che mi fa notare Aprea. Porto una sana incoscienza”. Come spiega Mattia Torre “‘Qui e ora’ racconta una situazione estrema. Una commedia in cui la comicità è uno strumento per raccontare cose atroci. Siamo un paese senza concordia, senza senso di cittadinanza. Manchiamo di coesione sociale e culturale. È un momento di vuoto politico e di deficit di rappresentanza, mentre dal punto di vista culturale si riflette in una mancanza di spazi anche fisici. Manca un’idea di futuro. La commedia in “Qui e ora? bilancia il senso di grave inquietudine. È un clima quasi onirico come dimostra la campagna elettorale che si svolge in una situazione kubrickinana”. E Mastandrea, cosa pensa di questo momento storico? Sorride, si sistema sulla sedia, sembra stia particolarmente scomodo: “È da quando sono nato che c’è questo momento storico. Sarà un problema della mia generazione. O forse è proprio colpa mia (ride divertito). Sono almeno venti anni. Per sfidare questo declino è un gesto importante leggere, andare a uno spettacolo o al cinema, andare ad ascoltare un concerto, fare qualcosa per se stessi e uscire dall’isolamento culturale e sociale. Capisco anche però chi lavora 12 ore al giorno e la sera non ce la fa a uscire”. Ma cosa ha attratto Mastandrea, che ha lavorato con Virzì, Soldini e Giordana solo per citarne alcuni, ad accettare la proposta di Torre? “Il fatto che non fosse un’idea facile. Lo spettacolo ha una complessità non impossibile. Questa è una mia prerogativa. Siamo attori diversi, io stimolo mettendolo in difficoltà in scena per tirare fuori qualcosa di nuovo dall’altro. Lo vesso non con un senso di superiorità ma in maniera costruttiva”. Cosa ne pensa l’altro Valerio? “Per me è una novità, sono un attore abituato a imparare a memoria un ruolo e poi dare l’impressione a chi assiste che dica cose pensate in quel momento, ma è divertente il lavoro di scena con Valerio. Il metodo Mastandrea è un free style continuo come filosofia di vita e recitazione, l’ho trovato stimolante. Lui ha una enorme capacità di improvvisazione che porta in scena tutte le sere. Mi diverto come un pazzo e sorprendentemente gli sto dietro”. Impossibile resistere al Mastandrea tifoso giallorosso e chiediamo cosa pensa di certi rigori “rubati” e poi sbagliati. “Sono cose che succedono. Pensi di provocarmi così ma io mi risento nel privato. Dico solo che sono cose che possono capitare”.

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Qui e ora – La Stampa febbraio 2013

La Stampa – 24 Febbraio 2013

“Qui e ora” di Mattia Torre
È lo chef il nuovo mostro

Notte, buio, strada deserta di periferia. Dai rottami di due moto che sono entrate in collisione emerge faticosamente un superstite, mentre l’altro lì per lì sembra morto. Invece di preoccuparsi di lui, il sopravvissuto bada freneticamente a mettersi in contatto via telefonino con la stazione radio dov’è diretto per condurre un programma di alta cucina. Dopo qualche tentativo fallito di farsi venire a prendre da un’ambulanza, costui si rassegna a fare il suo numero da lì dove si trova – è il bello della diretta.
L’altro intanto riprende pigolo, ma il conduttore radiofonico poco gli bada, anzi addirittura lo umilia trattandolo, nelle pause della sua esibizione, coma la classica pezza da piedi. Tutta la prima parte di “Qui e ora”, novità di Mattia Torre, è dunque dedicata alla descrizione di un mostro impudente, un Alberto Sordi aggiornato ai nostri tempi più veloci e crudeli: uno pseudochef che mentre pronuncia vertiginose tirate a braccio rispondendo a immaginari quesiti culinari o decretando la fine dell’impero della rughetta continua a infierire verbalmente sul compagno di sventura. Il quale dapprima subisce, ma poi tira fuori le unghie…
La conclusione mette alla gogna lo chef come personaggio esemplare del cattivo gusto e della decadenza dei costumi. Forse esagera (vengono in mente molte categorie ben più nocive), ma non importa: la descrizione regala al magnifico Valerio Mastandrea un irresistibile fuoco di fila di battute di affascinante cinismo, mentre Valerio Aprea gioca di rimessa per poi venire fuori alla distanza. Circa 90′, e grande spasso del pubblico.

Masolino D’Amico

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Qui e ora – La Repubblica 13 febbraio 2013

La Repubblica Roma – 13 febbraio 2013

Valerio Mastandrea
Un incidente fra scooter racconta la vita
Qui e Ora è l’atto unico scritto e diretto da Mattia Torre. Uno scontro fra motorini nella periferia romana.

“Quindici anni fa io ero in motorino e passai un incrocio col verde, e una macchina mi venne incontro col rosso. Non ci fu da discutere con l’investitore, e mi sono risvegliato in ospedale, e ho evitato quello che in modo metaforico e non il testo di Mattia Torre ‘Qui e ora’ racconta…” Confida Valerio Mastandrea, che domani è in scena con Valerio Aprea all’Ambra Jovinelli nell’atto unico di Torre (di cui Mastandrea ha già interpretato il monologo ‘Migliore’), col dialogo spietato di due scooteristi che si sono scontrati nella periferia romana.
“L’autore ha avuto questa idea, di due persone in un dopo-incidente che anziché aiutarsi, si distruggono. Soprattutto uno dei due, il mio tizio, decide che l’altro è qualcosa che detesta, e lo tratta in modo feroce, e l’altro sembra un incassatore, ma poi ha anche lui da dire e da fare”. Le due figure siano simboliche o realistiche?
“Sono probabilmente la somma della coscienza collettiva del nostro Paese negli ultimi 25 anni, l’italiano medio, non quello calcio-donne-motori, ma quello che sopporta e reagisce male a ciò che succede, alla decadenza sociale e culturale”. E che cosa genera la disputa tra i due? Un banale fatto di torto e ragione da codice della strada? “No. C’è di fondo il disprezzo che il mio uomo sullo scooter nutre per l’altro, una totale assenza di curiosità per il diverso (non diverso per etnia, posizione politica o religiosa, ma perché’ non ti incontro mai’, ‘sei una merda e non mi servi'”.
Che spettacolo ne esce fuori? “Uno spettacolo tagliente che può far ridere ma alla fine ti fa pensare, una contaminazione tra teatro-verità e sofisticazione scenica, col monito di dove potremmo arrivare. E io e Aprea siamo due primi piatti diversi di una stessa cena”.

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Qui e ora – La Nuova Sardegna 11 gennaio 2013

La Nuova Sardegna – 11 Gennaio 2013

Rabbia e cinismo nella giungla d’asfalto

Al Teatro Massimo di Cagliari mercoledì la prima nazionale di “Qui e ora” di Mattia Torre con Mastandrea e Aprea

Davvero sporadico, se non raro, trovare nei cartelloni di prosa di mezza Italia allestimenti che fuggono dal recinto stretto dei testi obbligati, per necessità di cassetta, di classici ed evergreen, tra un Pirandello e uno Shakespeare d’annata, o traballanti messe in scene con i soliti noti comici televisivi rimbalzati da uno studio glamour a un palco, senza riuscire, spesso, a infrangere quella fredda monodimensionalità del piccolo schermo di cui sono figli e schiavi. Allestimenti che hanno il coraggio di osare, provando a raccontare il nostro tempo, meglio ancora lo Stivale svelandone magari anche quella zone d’ombra che nessuno vuole vedere, provvidenzialmente nascoste come la polvere sotto il tappeto. E che non siano confinati in protette rassegne d’autore o di tendenza, cassa di risonanza e palestra per teatri di narrazione o di ricerca. Ma appunto, invece, dentro consolidati programmi di circuiti popolari e di ampia audience. Come accade per “Qui e ora” di Mattia Torre, autore e drammaturgo di se stesso in questo delizioso atto unico, prodotto da BAM Teatro, andato in scena in prima nazionale,m mercoledì al teatro Massimo per il cartellone Cedac e interpretato in modo assolutamente perfetto, quasi un meccanismo di precisione, da una affiatata coppia di attori di valore, quella formata da Valerio Mastandrea e Valerio Aprea.
Una coppia che è il cuore stesso della pièce. In un’ora e dieci minuti disegna con fulminante tempismo il meccanismo della separazione, dell’odio e dell’ipocrisia di cui questo nostro Paese è stato contagiato e preso nell’ultimo ventennio. Un tetro di situazione utile a narrare tra leggerezza e ironia – ma ficcante e drammatico allo stesso tempo -, quotidianità fatte di precariato, sentimenti personali in via di dissoluzione, modus vivendi patinati e da “bere”, accanto alla dura lotta per sopravvivere.
Ed è, anche figurativamente nel bel mezzo di una giungla d’asfalto che “qui e ora” inizia: in un tratto di strada alla periferia di Roma, vicino al grande raccordo anulare, dove i mezzi sfrecciano a mille. Un posto che è un non luogo qualunque metropolitano. Borderline tra centro e periferia, e dove accade che due scooter si scontrano. Dall’incidente nasce un incontro impossibile tra i due conducenti. Superata la catastrofe, mentre la tragedia è sempre dietro l’angolo, gli uomini, in attesa di un’ambulanza che non arriva, se le danno, non solo figurativamente, di santa ragione. Fino allo scambio simbolico di ruoli tra due umanità alla deriva, sempre sull’orlo di una crisi di nervi in cui si mescolano rancori di classe a ostentato cinismo e indifferenza, italico senso dell’arrangiarsi e voglia di riscatto. I due attori sono complementari. Due gocce d’acqua, eppure diversi. Attraversano elettricamente l’atto teatrale, tra esplosioni di ira e gusto del rappresentare, con una furiosa rabbia osborniana che fa male al cuore. Una fotografia con l’autoscatto e il riso amaro, di come siamo diventati in quello che fu un Belpaese.

Walter Porcedda

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Qui e ora – Leggo Roma 13 febbraio 2013

Leggo Roma – 13 febbraio 2013

Valerio Mastandrea teatro per incoscienza
In “Qui e ora” di Mattia Torre, autore di “Boris”

In concomitanza con l’uscita nelle sale del film “Viva la libertà” di cui è coprotagonista, domani debutterà a teatro. Sul palco con l’omonimo che di cognome fa Aprea, Valerio Mastandrea interpreterà “Qui e ora”, testo di Mattia Torre, già autore della fortunata serie “Boris”, che narra il dramma di due scooteristi, vittime di un incidente in una deserta strada di periferia. Due uomini feriti che diventano il simbolo di una società cinica e feroce, in cui l’uno è sempre nemico dell’altro.
“Sono tornato a fare teatro per grande egoismo – racconta Mastandrea – è come fare le analisi del sangue, ho i valori di quanto mi piace. Avendo più cultura cinematografica, trasferisco in scena la mia ignoranza ed inesperienza da spettatore, posso infrangere regole che non conosco. Una sana incoscienza, per arrivare ad un’evoluzione maggiore”. Lo spettacolo racconta anche l’inaridimento di nostri giorni: “Andare a teatro, a vedere un film o leggere un libro è un gesto importante per se stessi, per uscire dall’isolamento sociale e culturale in cui viviamo, c’è l’idea che chiusi in una stanza davanti ade un computer si possa fare tutto, non c’è più partecipazione”. Quello con il collega Aprea è invece un rapporto estremamente stimolante: “La complicazione, positiva, nasce dal confronto tra due attori diversi, per tirare fuori qualcosa di nuovo e per vessare Valerio in modo costruttivo, anche se lui non la pensa così!”.

Tiziana Boldrini

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Qui e ora – Leggo 23 gennaio 2013

Leggo – Milano 23 gennaio 2013

Tragicomico Mastandrea

Franco Parenti – L’attore romano in scena con “Qui e ora”

Dopo tanto cinema (il film di Soldini, “Il comandante e la cicogna”, e quello di Andò, “ili trono vuoto”, giusto per citare gli ultimi due), Valerio Mastandrea aveva voglia di tornare in teatro. “Per ricaricarmi – dice – e ritrovare quel rapporto diretto col pubblico che solo lo spettacolo dal vivo ti può dare”.

Romano dal fascino stropicciato e indolente, per la sua nuova incursione in palcoscenico l’attore feticcio del cinema d’autore più engagé ha scelto di nuovo Mattia Torre, vecchio amico e autore lanciatissimo (è tra le firme della serie cult “Boris”). Dalla loro collaborazione era nato il monologo “Migliore”, surreale metamorfosi di un cattivo. E sempre di cattivi, o meglio di personaggi non proprio encomiabili, parla il nuovo “Qui e ora”, in scena da stasera al Franco Parenti. Protagonisti due uomini sulla quarantina (Mastandrea, che firma anche la regia, e Valerio Aprea). Hanno appena avuto un incidente su una strada secondaria nella desolata periferia romana. Le loro moto di grossa cilindrata sono ribaltate a terra, avrebbero bisogno di aiuto ma i soccorsi non arriveranno che tra un’ora. Nell’attesa, c’è tutto il tempo per prevaricarsi, accusarsi, darsi addosso. Una metafora spietata quanto ironica per “raccontare l’Italia di oggi dove siamo tutti disperati ma anziché darci una mano, ci mettiamo gli uni contro gli altri”.

 

Olga Battaglia

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Qui e ora – Corriere della Sera Roma 13 febbraio 2013

Corriere della Sera – Roma 13 febbraio 2013

Valerio Mastandrea: del teatro mi interessa la contemporaneità

“Metti due polli in un recinto, e si azzufferanno”. È l’idea di Mattia Torre, già declinata in “456” andato da poco in scena al Piccolo Eliseo, riassunta da Valerio Mastandrea protagonista da domani fino al 3 marzo al Teatro Ambra Jovinelli di “Qui e ora”. “456” l’ho adorato – dice l’attore romano-. Credo che Mattia sia uno dei migliori drammaturghi di questi tempi, uno dei pochi che sappia raccontare come le cose vanno veramente. E d’altra parte, qual è il compito del teatro se non affrontare il qui, e l’ora, come dice il titolo dello spettacolo? Io anche quando vedo film in crinolina devo trovarci qualcosa di contemporaneo, altrimenti non riescono ad intrigarmi”.
“Qui e ora”, dunque. Mastandrea in scena con Valerio Aprea, e Mattia Torre anche alla regia della sua storia di strade e di sangue, ma la cronaca c’entra poco. Un incidente appena avvenuto in una strada secondaria di un’isolata periferia romana , vicina al grande raccordo anulare. Non un passante. Non una casa. Nulla. Due scooter di grossa cilindrata, il primo ribaltato, idealmente sprofondato a terra, il secondo irriconoscibile,k un disastro di lamiere ancora fumanti. A terra, a pochi metri l’uno dall’altro, due uomini sulla quarantina: il primo immobile, l’altro rialzatosi in piedi con fatica. “Raccontiamo con stile tragicomico fino a che punto si può arrivare a odiare l’altro, invece di capirlo. E quando dico altro non intendo lo straniero, ma l’italiano che vive nell’appartamento accanto: chi apparente mente è a noi più vicino. Le condizioni di costrizione non fanno che accentuare la spaccatura”.
Riflette Mastandrea: “L’Italia degli ultimi vent’anni è stata segnata dal ‘noi contro di loro’: chi sta bene e chi sta male, chi prende la metro A e chi la B, chi il Mac e chi ha il pc. E adesso va ancora peggio. I due che ci troviamo di fronte non rientrano nelle fette della torta dei sondaggi, non sono precisamente identificabili. Sono due figli del nostro tempo, che al nostro tempo hanno reagito diversamente: l’uno è convinto di essere il motore della società, l’altro una vittima. E alla fine si danno addosso”.
Singolare coincidenza: il debutto romano dello spettacolo avviene quando esce nelle sale “Viva la libertà”, il film che vede l’interprete romano nel suo ruolo di un portaborse, al fianco di Toni Servillo nella trama diretta da Roberto Andò. “Il teatro – osserva Mastandrea – mi serve come metro di misurazione della mia voglia di fare ancora l’attore. Come fare le analisi del sangue. Ed è uno strumento meraviglioso per dipingere gli anni che stiamo vivendo”. Ammette: “Gli autori passati non li conosco neppure troppo. Ad interessarmi è l’oggi”. L’esperienza del Valle, ancora convinto che sia quella la via giusta? “Un’idea forte, portata avanti con determinazione. Certo, ogni progetto deve avere la capacità di evolversi, non rimanere impantanato nell’immobilismo. Ma mi sembra che stia accadendo”. Ma insomma, Mastandrea per suo figlio immagina un futuro rosa, grigio, burrascoso? Di chi si fida, guardando alle prossime elezioni? “Per ora con mio figlio fatico e me lo godo, è una gran soddisfazione. Il quadro politico è troppo complesso, non mi sbilancerò mail. Diciamo che credo nella vita”.

Laura Martellini

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