Qui e Ora – L’Unione Sarda 6 gennaio 2013
L’Unione Sarda – 6 gennaio 2013
Valerio nella “clinica” teatro: in scena cattiverie quotidiane
Ripartire dalla sardegna e da Cagliari in particolare, a cui Valerio Mastandrea è legato da lungo tempo. “I motivi sono tanti, ma non tanto quello della partita vinta a tavolino dalla Roma all’inizio del campionato”, dice con tono scherzoso l’attore capitolino che, insieme a Valerio Aprea, da mercoledì a domenica sarà nel capoluogo ospite della rassegna di prosa Cedac con una pièce attesa in prima nazionale al teatro Massimo, dal titolo “Qui e ora”, coprodotta da BAM Teatro di Marcella Crivellenti e Vasquez y Pepita, con il testo e la regia di Mattia Torre, le scene e i costumi di Alessandro Lai.
Dopo l’ultimo periodo trascorso a fare cinema – Ospetek, Brizzi, Piccioni, Giordana, De Matteo, Soldini sono i registi che lo hanno diretto negli ultimi anni – Mastandrea è tornato sul palcoscenico per un altro corpo a corpo con se stesso e con lo spettatore. “ho sentito la necessità di dedicarmi nuovamente al teatro, che fa sempre bene. Come fosse una clinica dove ti riprendi da un certo modo di fare l’attore”.
Qual è la trama dello spettacolo?
“È una storia piccola e terribile, molto italiana, occidentale, che ci rappresenta molto. Un incontro tra due persone in una situazione limite, causata da un incidente in scooter. Ciò che viene fuori è un livello di cattiveria e di analisi della vita dell’altro, impietosa e tipica dei giorni nostri.
Solo il teatro produce etica? E il cinema?
“I film che danno messaggi non mi piacciono. Preferisco quelli che mettono dubbi, stimolano una riflessione”
Come nascono le idee per i suoi spettacoli? Al suo amico e collega Ascanio Celestini, ad esempio, vengono in bicicletta, o magari cambiando un copertone. Brecht raccontava che, quando prendeva lezioni di guida, il suo insegnante gli suggeriva di fumare il sigaro, un espediente per far si che non fosse interamente concentrato sul volante.
“A me vengono stando fermo. Nel caso di questo nuovo spettacolo, però, le idee sono di Mattia. Io e Valerio abbiamo messo il gettone e ci siamo fatti pilotare bene”.
Ha interpretato parecchi personaggi: c’è uno in cui si riconosce più di altri?
“Ci sono alcuni personaggi che sicuramente ho interpretato più facilmente. Uno che mi porto appresso e che ogni tanto ritorna, a seconda del momento che vivo, è quello di Stefano Nardini nel film “Non pensarci” di Gianni Zanasi. Un personaggio che faceva fatica a vivere felice ma era sostenuto dall’ironia, benché immerso in situazioni limite in cui faceva brutte figure”.
In un momento così drammatico per il nostro Paese, quali input possono arrivare dal teatro?
“Penso che alla fine la differenza non la facciano il teatro e il cinema, ma la gente, coloro che dal basso hanno finalmente deciso di rivendicare le cose. Vedo in giro una rabbia diffusa che cerca di abbattere il muro delle ingiustizie. Abbiamo il diritto di riprendere tutto ciò che è stato abbandonato a se stesso. detto questo, letteratura, cinema, musica, teatro, sono in prima linea per stimolare, sensibilizzare, risvegliare le coscienze”.
Trova più faticoso fare teatro o cinema?
“Il teatro è tosto, non ti permette di lamentarsi. Contrariamente al cinema, dove c’è tempo solo per questo e il vero lavoro dura poco”.4
Il teatro resta sempre il luogo privilegiato per una riflessione comune?
“Potrebbe esserlo. Bisogna avere uno spazio, ma anche la voglia di confrontarsi”.
Il 2012 è stato l’anno della televisione, con un vero e proprio boom di ascolti, probabilmente, anche perché di soldi in questo periodo ne girano pochi e andare a teatro o al cinema costa.
“La crisi si fa sentire ovunque e non possiamo certo obbligare le persone a frequentare le sale teatrali e cinematografiche. Ormai uscire di casa implica una spesa, a prescindere da quello che si fa. Nonostante i biglietti dei teatri italiani siano tra i più gassi d’Europa, forse anche qui bisognerebbe adottare delle politiche più intelligenti. Inoltre, non bisogna dimenticare che cinema, teatro, musica, danza, sono settori che contribuiscono a creare sviluppo, per questo c’è bisogno di leggi che sostengano aiutino e non producano tagli “.
Carlo Argiolas