Sepúlveda en devenir

Sepúlveda en devenir

Con Aurora Simeone
Prodotta da BAM Teatro/Teatro del sale

Nell’ottica di una multidisciplinarietà che conquisti anche la platea dei giovanissimi, nasce questo progetto legato allo scrittore Luis Sepúlveda, vittima celebre del Covid ma prima di tutto, cantore immortale di resistenza.
Queste le basi di  Sepúlveda en devenir, coprodotto col Teatro del Sale e costruito – come annuncia il titolo – in step progressivi tra letture animate in un percorso trasversale che lega insieme letteratura, teatro di figura, favola e scrittura drammaturgica, nell’ottica sempre più diffusa di progetti di aggregazione generazionale, che sappiano contenere un messaggio di rinascita e ottimismo alla costruzione.
Protagonista e timoniere di questa avventura in scena, Aurora Simeone

Categorie: Portfolio

Se fa male non è amore

Se fa male non è amore

Di Montse Barderi

Traduzione di Claudia Marseguerra per Edizioni Feltrinelli
Recital con Aurora Simeone
Per gentile concessione di Montse Barderi a BAM Teatro
Prodotto da BAM Teatro – Teatro del Sale

 

Un viaggio nelle relazioni sentimentali problematiche da non confondere con i maltrattamenti.
Non esistono ricette sicure per trovare il vero amore: amare ed essere amati, come pure amare senza essere ricambiati, dipendono in buona misura dalla sorte. E tuttavia non è consigliato di restare passivi quando ciò che la sorte ci porta in dono, non ci rende felici.
È necessario guardare in faccia e indagare il sentimento che ci ha reso immuni al senso di realtà.
In un percorso che mescola continuamente filosofia e psicologia, storia, aneddoti letterari e il racconto di tante derive amorose, passando per l’ampia casistica degli amori tossici e dei “parassiti emotivi”, si arriva a capire cosa ci spinge a perpetuare rapporti nocivi.
L’intuizione dell’autrice è aiutare a migliorare l’interazione con se stessi per costruire legami di coppia sani e duraturi, abbandonando gli amori cattivi, se necessario, per permettere di iniziare una nuova vita e crescere come individui.
Un’educazione sentimentale aggiornata al tempo presente con dei suggerimenti per apprendere l’arte del vivere bene.

Categorie: Portfolio

Il corpo perfetto

Foto di Roberta Krasnig

 

Il corpo perfetto

di e con Lavinia Savignoni

Bam Teatro/La Loba Production

 

 

Il corpo perfetto è l’imperativo categorico della società contemporanea. E’ pure il titolo del monologo scritto, diretto e interpretato da Lavinia Savignoni. Il testo si concentra sulla ossessione del corpo e su tutto quello che -direttamente o indirettamente- gira intorno al pensiero della sua perfezione, fino al paradosso delle sue distorsioni: mangiare sano, essere in salute, scattanti, magari vegani o seguaci di regimi alimentari severissimi e alla moda, perfettamente funzionanti e “belli”, soprattutto belli da vedersi e potersi fotografare e postare sui social, perché l’ultima certificazione al nostro valore, passa ormai inevitabilmente dal gradimento del mondo della rete.

Così la nostra protagonista, una donna di quarant’anni mite e di bell’aspetto è intenta a provare in casa sua la scaletta del programma “Il Corpo Perfetto” che andrà in onda in diretta tv l’indomani e che illustra anche l’onomino metodo da lei brevettato per vivere in salute.

La prova di memoria si trasforma ben presto in un flusso di coscienza che spazia su come siamo fatti e su come possiamo raggiungere la perfetta funzionalità del corpo.

Alcuni ricordi di bambina irrompono all’improvviso prepotenti, svelando il precario equilibrio emotivo della donna e mostrando suoi lati fino ad allora erano repressi, ribaltando l’immagine di persona risolta che invece tenta con ogni forza di promuovere.

Il suo racconto, a tratti grottesco, altre volte drammatico, assai spesso comico, rivela le irrequietezze e gli aspetti “disturbati” che spesso si celano dietro la filosofia del wellness e che tradiscono le fragilità più profonde del nostro mondo contemporaneo.

Uno spettacolo sul conflitto aperto e tutt’altro che risolto, tra il bisogno di un corpo perfettamente funzionante, i modi per ottenerlo, e il tentativo di non perdere la nostra profondità e lucidità pur essendo subissati da messaggi di un universo inquinato e artificiale, non solo per i prodotti che consumiamo abitualmente. La corsa alla ricerca dell’elisir di eterna giovinezza si scontra con l’incedere inesorabile della vecchiaia che ci riguarda indistintamente tutti, indipendentemente dagli sforzi fatti per contrastarla e ritardarne l’avvento.

Categorie: Produzioni

La luna e i falò – Note di regia

La luna e i falò raccoglie lo smarrimento misto a malessere comune all’uomo contemporaneo. È un romanzo denso, una materia poderosa raccolta in 32 capitoli che ne fanno un’opera di grande valore, non sono letterario.
Ambientato a ridosso della Liberazione, nelle Langhe sventrate dalla guerra appena alle spalle e dalla miseria di un territorio che prova a rimettersi sulle sue gambe, racconta del ritorno a casa di Anguilla, emigrato in America dove è riuscito a fare fortuna. Il suo è un viaggio a ritroso, tra i luoghi e le tracce dell’infanzia, che prova a riannodare tra memorie sbiadite ed emozioni perse, nel tentativo di riappropriarsi di una identità e sentirsi parte di una comunità originaria. Eppure, anche nella placida campagna, dove tutto sembra conservarsi e a cui il tempo sembra risparmiare intatta la bellezza delle colline e dei noccioli, come pure l’abitudine ancestrale dei faló, tutto è cambiato irrimediabilmente.
C’è tanto del nostro essere giovani uomini in questo adattamento per il teatro che firmo insieme ad Andrea Bosca: l’inquietudine, l’essersi allontanati dai luoghi di origine, il modo difficile di sentirci a casa da qualche parte.
Ho ritenuto opportuno raccontare il qui e ora della voce narrante, trasformando il palcoscenico nella piazza del paese su cui Anguilla- che “nessuno conosce e nessuno più riconosce”- fa il suo arrivo. Il pubblico diviene l’interlocutore curioso a cui restituire la memoria del proprio vissuto e quella di quei luoghi nei tempi della sua assenza. Emerge lo strato profondo che un autore immensamente grande come Cesare Pavese ha voluto rappresentare: il senso della vita, l’andarsene, il tornare, l’essere straniero, il bisogno di una identità radicata che si rifletta nelle persone, nei luoghi, che ci hanno visto diventare uomini.

Paolo Briguglia

Categorie: Press

#RIPENESSisALL

#RIPENESSisALL
Appunti per una luna e i falò

Con: Andrea Bosca

Presentazione del secondo studio sul progetto legato alla scrittura di Cesare Pavese e in particolare al suo celebre romanzo, La luna e i falò. A 70 anni dalla sua pubblicazione e dal suicidio del suo autore, presentiamo in teatro una riscrittura originale curata dallo stesso Bosca e da Paolo Briguglia, che firma anche la regia dello spettacolo La luna e i falò .

Produzione BAM teatro
Nuova produzione stagione 2019/20

Foto di Luca Brunetti

FOTO DOWNLOAD

Categorie: Portfolio

La camera a gas

La camera a gas
di e con Leonardo Palmisano

Allestimento e regia di Antonio Petris
Produzione BAM teatro

Testo inedito mai rappresentato

Disponibilità ottobre 2019/maggio 2020

“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”

(Paolo Borsellino)

Il racconto della apologia mafiosa è fermo alle stragi del Novantadue, (come purtroppo i processi e i riesami) eppure tante, troppe cose sono cambiate.

Il familismo delle cosche, per esempio, ha lasciato il posto ai settori di interesse, lo stragismo spettacolare che i Corleonesi ci hanno presentato come autografo della loro forza e onnipotenza, ha lasciato il campo ad un fenomeno più silenzioso, che irraggia e nutre in multiformi declinazioni, il linguaggio dei boss (che non è più quello di Provinzano dei pizzini) cambia insieme alle tecnologie, il grande morto ( Riina) che lascia un vuoto processuale -prima ancora che di potere- finisce con l’essere un modello di vertice che la mafia non guarda più. E a cascata, il racconto della massomafia, degli editori collusi, della sempre eterna strategia del fango a fermare dissidenti e nemici, di un Mondo nuovo che arriva e importa nuove connivenze e codici (ovvero l’apporto delle mafie straniere).

Si parla assai spesso di mafie liquide, sottintendendo la difficoltà a definirle nella forma e nella struttura organizzativa, come fu per la “onorata società” delle confessioni di Buscetta. Invece siamo ad un terzo tempo, che ricorda il più pericoloso tra gli stati della materia: lo stato gassoso.

È la mafia più forte e giovane: è la Ndrangheta. Per la precisione, la più brava, intelligente e la più ricca.

È una mafia che non si vede, impalpabile, non geolocalizzata: una mafia che non si fa toccare. Una mafia timida in apparenza, che ha sbaragliato le altre mafie “nostrane” in meno di trent’anni. Si è fatta ispirare dalla globalizzazione per ripulirsi dagli schizzi di sangue e si è insediata dappertutto, invertendo la geografia del comando. Che adesso parte dal Nord. È così intraprendente che da quando vi fu la crisi del 2008 (col crollo della finanza mondiale e il fallimento di società come Lehman&Brothers), ha praticamente sostituito le banche. E ora, semmai la cosa fosse poco chiara, si sta sostituendo alla nostra società legale. Infatti, non si limita ad amministrare patrimoni milionari, ma procede nella loro legalizzazione. È questo il passaggio più delicato, perché assottiglia il divario tra società legale e ndrangheta, rendendo più difficile (anche per gli inquirenti) distinguere ciò che è mafia da ciò che non lo è. È cambiato tutto davvero, mentre ci lasciavamo avvincere dalle serie TV ambientate a Palermo.

Categorie: Portfolio