Lampedusa – Messaggero Veneto 21/07/2017

MESSAGGERO VENETO – 21/07/2017
“Il nostro grido da Lampedusa sarà di speranza”
La pièce con Fabio Troiano questa sera al Ristori
“Il testo non indica soluzioni, reclama attenzioni”

Di Lucia Aviani

Quasi un obbligo morale. Non poteva evitare una riflessione sul dramma delle migrazioni di massa, Mittelfest, festival che per genesi e connaturata vocazione si impernia sull’indagine dei mutamenti dell’affannata Europa: lo farà con Lampedusa, prima nazionale dell’ultimo appassionato lavoro del britannico Anders Lustgarten, affidato nella resa italiana a Fabio Troiano e all’attrice Deniz Özdoğan. La quotidiana e inesauribile tragedia del mare nostrum, già pianto nella rassegna cividalese – nell’anno dell’Acqua- come cimitero di disperati, torna di prepotenza sulla scena ma i toni della rassegnata litania, per imporre, al contrario, quelli della speranza, ultima dea.
“Il teatro, la cultura, devono anche avere una funzione sociale. E chi gode di popolarità ha il dovere di sfruttarla per sensibilizzare la gente su un problema grave e purtroppo, ormai lo si è capito, a lungo termine come quello dei profughi”: così il protagonista, volto più che familiare al grande pubblico e determinato appunto a farla fruttare, la sua notorietà. “Concedetemi una piccola digressione – dice Troiano – “l’Italia ha appena vinto l’oro nel nuoto sincronizzato in una performance dal titolo Grido da Lampedusa. Sono felice che anche il mondo dello sport abbia iniziato a fungere da cassa di risonanza per un fenomeno estremamente doloroso e di enormi proporzioni. È importante parlarne, diffondere consapevolezza, stimolare il superamento di una lettura superficiale o parziale di dinamiche che i cinguettii sui social non aiutano certo a inquadrare adeguatamente. Lustgarten è ipercritico verso la politica, a cominciare da quella britannica, ma l’atto di accusa può valere per qualsiasi Stato: mi viene spontaneo citare l’infinito dibattito nazionale sullo ius soli…”. Il testo di Lampedusa, forte e crudo, non indica soluzioni ma reclama attenzione, l’attenzione di ciascuno, al tema, cerca di smuovere il più possibile le coscienze. Lo fa con due monologhi (quello del personaggio interpretato da Troiano, un lampedusano forzatamente convertitosi da pescatore in pescatore di cadaveri, e di una giovane cinese-britannica che si occupa di recupero crediti) che per quanto scollegati, privi di elementi di contatto, viaggiano su binari paralleli, lanciando identico messaggio: “Importante”, aggiunge l’attore, “perché di fiducia, nonostante tutto”. Storie indipendenti ma allineate, dunque. “Vengono proposte in alternanza, a intreccio – anticipa Fabio Troiano -: entrambi i protagonisti si trovano, a un certo punto, a un bivio e quell’esperienza cambierà radicalmente le rispettive visioni del mondo, l’atteggiamento esistenziale, il rapporto con una determinata situazione”. Essenziale, o per meglio dire scarna, la scenografia: “Volutamente – puntualizza Troiano -. L’idea era di porre in evidenza un unico elemento, centrale e totale, che identificasse il palcoscenico con il Mediterraneo, con la nostra Lampedusa”.

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Lampedusa – Gazzetta del Mezzogiorno 13/10/2017 – Recensione di Oscar Iarussi

La Gazzetta del Mezzogiorno – mercoledì 13 dicembre 2017

Primeteatro in Puglia (stasera a Melendugno) il dramma di Lustgarten, con la regia di Borgia.

Lampedusa, naufragio e speranza dell’Europa.

“Lampedusa” di Anders Lustgarten, traduzione di Elena Battista, con Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano. Adattamento e regia di Gianpiero Borgia. Produzione BAM Teatro, Teatro Eliseo/Mittelfest, in collaborazione con la Corte Ospitale e Teatro dei Borgia.

Di Oscar Iarussi

 

Lampedusa frontiera d’Europa e tragico simbolo dell’Italia di oggi. Non a caso le pagine sull’isola siciliana, approdo e talora sepolcro dei migranti, chiudono la STORIA MONDIALE DELL’ITALIA, appena pubblicata da Laterza e costituiscono il clou dell’ultimo libro di Alessandro Leogrande, giornalista e scrittore tarantino scomparso di recente (LA FRONTIERA, Feltrinelli 2015). A Lampedusa ha dedicato un racconto evocativo e struggente anche la francese Maylis de Kerangal (Feltrinelli 2016), mentre il regista Gianfranco Rosi vi ha ambientato il suo premiatissimo documentario FUOCAMMARE (2016). Vi sarebbero altri testi da segnalare, tra i quali ora affiora alla ribalta questo LAMPEDUS del trentottenne drammaturgo londinese Anders Lustgarten.

Rappresentato con successo al Soho Theatre nel 2015, è stato “intercettato” dal regista pugliese Gianpiero Borgia, costante frequentatore della scena britannica (ha allestito spettacoli nella capitale e a Edimburgo). Con la produzione indipendente BAM Teatro, votata a testi inediti di autori contemporanei, LAMPEDUSA ha debuttato l’estate scorsa al Mittelfest di Cividale del Friuli e intraprende in questi giorni la sua tournée a partire dalla Puglia. Dopo il weekend al Teatro Curci di Barletta, e due date al Teatro Comunale di Corato e al Teatro Norba di Conversano, sarà stasera nel leccese alle 20.30, al Teatro Comunale di Melendugno per il circuito Tpp. Quindi un classico “giro d’Italia” con una permanenza romana, da fine gennaio al Piccolo Eliseo.

Lustgarten è autore “alla Pinter”, secco, asciutto, attratto dai paradossi che qui attribuisce al personaggio femminile, Denise, un’immigrata marocchina di seconda generazione che è impiegata in una società di recupero crediti, e, nell’adattamento italiano, parla con una cadenza milanese volutamente quasi caricaturale, come una Franca Valeri incattivita o in cattività nella metropoli europea. L’unico altro personaggio è un giovano lampedusano, Stefano, pescatore d corpi e forse di anime, a tu per tu ogni giorno e poi in una notte cruciale con i sommersi e i salvati dell’ennesimo affondamento nel Mediterraneo.

“Un’escursione coraggiosa nelle acque oscure della migrazione di massa”, scrisse “The Guardian” nel recensire l’esordio londinese. Vero. Tuttavia l’alternarsi dei due caratteri sulla scena assume e restituisce i contorni di un corpo a corpo tra due sud, che scoprono un segreto l’uno nello sguardo dell’altro. Denise, apparentemente cinica in virtù della “scorza” necessaria a sopravvivere, ritroverà gli occhi della madre morente nelle persone che dovrebbe indurre a pagare il debito. Stefano, insieme a un compagno “invisibile” sulla barca sballottata dai flutti, tirerà a bordo decine di cadaveri e pochi sopravvissuti, fra i quali la donna di un meccanico africano, il quale lo ha spinto verso il largo in cerca del barcone su cui lei sta arrivando. Nel commovente tuffo “nuziale” della naufraga/sirena e del suo innamorato, suggello dello spettacolo, lampeggia un “principio di speranza” che riscatta la stanchezza di vivere dell’Europa, il suo – il nostro – declino.

Fabio Troiano è attore eclettico, talmente bravo da riuscire a rendere evidenti personaggi altrimenti fantasmatici (una corda pirandelliana non gli è estranea). Donatella Finocchiaro si aggira sul palcoscenico con un orgoglio dolente, una sensualità “implosa” e la fiera lotta con il destino che la vuole sconfitta. Due monologhi che si alternano e si amalgamano, due opposti preda di un magnetismo umanistico, nella cornice dell’essenziale scenografia “marittima” – bellissima! – firmata dagli architetti Massimo Alvisi e Junko Kirimoto. La regia di Borgia è efficace, anti- retorica, eccellente lungo e ben oltre un altro confine: il cosiddetto “teatro di parola”, stavolta surclassato dall’azione/inazione del dramma. Non solo narrazioni, bensì un vero spettacolo.

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Lampedusa – La Repubblica 11/02/2018 – Recensione di Rodolfo Di Giammarco

La Repubblica – 11/02/2018

I Cacciatori di vite nel mare di Lampedusa

Con monologhi separati come s’usa ne teatro irlandese, e col trantran di un recupero crediti toccato a una marocchina italiana e col ripescaggio di profughi annegati in mare a cui pensa un pescatore siciliano, LAMPEDUSA del britannico Anders Lustgarten offre a Donatella Finocchiaro e a Fabio Troiano un mistero doloroso speculare, una condanna allo squallore e all’orrore in cui i protagonisti diretti con lavoro psicosomatico ed espressivo dal regista Gianpiero Borgia mettono a segno ammirevoli prove di riscatto. E mentre si ribaltano le storie, cambia il modo di interpretarle. Lei è un’immigrata di seconda generazione impegnata nel recupero crediti che scatena il razzismo gratuito da parte dei debitori che tallona. Ma Donatella Finocchiaro ha energico e mobile possesso della scena, e rivela una natura umana coriacea che cela una toccante solitudine, un bisogno di gentilezza ripagato dall’odissea della madre e dalla solidarietà di un’altra donna portoghese. Fabio Troiano, rastrellatore di morti nel “deserto blu” del Mediterraneo, sguaina a sua volta una pietas attoriale che va oltre l’angoscia d’un becchino di esuli, e la sua risorsa morale è nel modo in cui evoca come ha salvato dalla morte in acqua la moglie d’un meccanico dl Mali suo amico. Due inversioni di rotta, nel buio.

Rodolfo Di Giammarco

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Lampedusa – Corriere della sera 22/02/2018 – Recensione di Emilia Costantini

Recensione di Emilia Costantini LAMPEDUSA – Corriere della Sera 22 febbraio 2018
Lampedusa
Immigrati: i monologhi della rabbia
“Il Mediterraneo: era la strada di Cesare, adesso è il mare che succhia e che pulsa”. Una boa, un faro, il vuoto intorno. Lui, siciliano, faceva il pescatore, ma in acqua ormai si pescano più i morti che i pesci. Lei è un’immigrata di origini marocchine, che ha un lavoro, sì, ma ingrato: riscuote i crediti inevasi per una società di prestiti. Lui è abituato a vedere i corpi che galleggiano, lei è abituata alle rispostacce dei debitori, perché è una donna e per di più immigrata. Due destini incrociati in LAMPEDUSA testo dell’inglese Anders Lustgarten. Due storie speculari: si confrontano e si alternano in due monologhi interpretati da Fabio Troiano e Donatella Finocchiaro, regia Gianpiero Borgia.
Lui è rassegnato, fa un mestiere che nessuno vorrebbe fare: per tirare su un bambino dall’acqua, basta acchiappargli un braccio, peggio sono gli adulti, ma ciò che gli fa rabbia è che i migranti hanno la speranza, lui no. §Le pure fa un mestiere sgradevole, ma non sembra rassegnata e, pur di riscattarsi dall’immagine disperante che si trascina dalle origini, ostenta atteggiamenti risoluti: non ha paura di riscuotere soldi anche dagli uomini. La pietà da una parte, la durezza dall’altra: in mezzo un avvilente deserto blu.

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