Qui e ora – Il Messaggero 27 gennaio 2013

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  • Data di creazione 27 Marzo 2017
  • Ultimo aggiornamento 2 Aprile 2017

Qui e ora - Il Messaggero 27 gennaio 2013

Rassegna stampa Ambra Jovinelli 27 gennaio 2013

 

Il Messaggero - Roma 27 gennaio 2013

Teatro - La città vista da Mastandrea desolazione e amicizia.
Mastandrea "una storiaccia on the road"

L'attore torna alle scene dopo sette anni con una pièce cruda e attuale scritta e diretta da Mattia Torre. Con lui l'amico e collega Valerio Aprea.
"Il dualismo che portiamo in scena non è una semplificata divisione fra destra e sinistra, fra laici e cattolici, fra etero e gay, ma fra due soggetti che sembrano usciti nelle torte dei sondaggi. La scelta radicalmente realistica della convivenza forzata e dilatata, poi, non vuole mettere lo spettatore davanti al dover dare per forza ragione all'uno o all'altro".
Valerio Mastandrea, dopo un'assenza di sette anni dai palcoscenici, torna al teatro così, con Qui e Ora. Al suo fianco Valerio Aprea. "Questo spettacolo - continua l'attore  - è una metafora dello scontro tra civiltà. C'è una strada. Ma non è una vera e propria periferia, bensì uno di quegli spazi urbani dove si cominciano a costruire case in mezzo al niente. Altre cose non le racconto. E poi, in un'ora e un quarto, può perfino non accadere nulla".
La pièce, scritta e diretta da Mattia Torre (autore noto per la fortunata serie televisiva Boris) sarà in scena all'Ambra Jovinelli dal 14 febbraio. "Lo spettacolo - dice Torre - è nato in modo molto diverso dagli altri che ho realizzato. L'idea di partenza era mia, ne ho parlato con Mastandrea, che a sua volta ha coinvolto la produzione. È partito così l'incarico, con data di consegna del copione e gli attori già definiti.".
I due interpreti sono stati protagonisti dei primi monologhi scritti da Torre, In Mezzo al Mare e Migliore. "Sono attori straordinari, che non si limitano ad interpretare il testo, ma partecipano con la loro autorevolezza di autori e registi. In questo senso ci sono stati tanti momenti di confronto, anche molto acceso. Abbiamo lavorato duramente e il percorso è stato difficile: il risultato finale mi ripaga appieno".
La scena si apre su un incidente tra due scooter, appena avvenuto su una strada secondaria completamente deserta: un disastro di lamiere da cui spuntano due uomini. Avrebbero bisogno di cure immediate, ma i soccorsi si fanno attendere un'ora e mezza". Il tempo d'attesa - continua - equivale al tempo teatrale e questo dà allo spettacolo una forte aderenza alla realtà". L'obiettivo è raccontare il Paese visto da un angolo desolante e abbandonati di una città, mettendo al centro le inquietudini e la rabbia che una civiltà complessa come la nostra può suscitare. "Lavoriamo su due figure opposte: per classe sociale, visione del mondo, atteggiamento e ruolo. Uno dei due è convinto della propria straordinarietà, l'altro è vittima di un'anonima ordinarietà. La sfida più grande è stata rappresentare due uomini tanto diversi che si parlano per più idi un'ora in una messinscena asciutta e scarna". Temi sociali: "Mi stupisco quando scopro opere contemporanee di puro intrattenimento. Mi pare impossibile riuscire a scrivere qualsiasi cosa, oggi, senza fare i conti con l'incredibile e controversa realtà che ci circonda".

Dello stesso avviso Aprea, che aggiunge: "Portiamo in scena due miserabilità opposte. Il mio personaggio fa parte della massa dominata che si trova nella totale impossibilità di accedere alle stanze dei bottoni. Mastandrea interpreta invece il ruolo di un protagonista del sistema dominante". E conclude: "I personaggi che qui si scontrano ricordano quelli dei monologhi che Mattia ha scritto per me e Valerio. Per noi, amici nella vita, significa un po' chiudere un cerchio". Fino al 3 marzo.

Di Marica Stocchi

 

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