Qui e ora – L’unità febbraio 2013

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  • Data di creazione 27 Marzo 2017
  • Ultimo aggiornamento 2 Aprile 2017

Qui e ora - L'unità febbraio 2013

L'Unità - 22 Febbraio 2013

Guerra Civile Qui e Ora
Mastandrea e Aprea incidente fra classi sociali

Lo spettacolo di Mattia Torre è un invito a mettere da parte il cinismo e la diffidenza che sembrano aver attaccato tutti come una malattia.

Roma- È un invito giocoso a deporre le armi questo bel testo di Mattia Torre interpretato da una coppia di attori molto ben assortita: Valerio Mastandrea e Valerio Aprea. La guerra che si combatte è quella civile fra cittadini incattiviti e sperduti in questo nostro Paese dove perfino un cuoco di fama (Aurelio, a cui presta la voce e il corpo un cinico Mastandrea) può diventare bersaglio di rivendicazioni personali e oggetto di un incidente non proprio casuale.
Dallo scontro fra due scooter, in una periferia romana, inizia la pièce Qui e Ora (commissionata dalla produzione cagliaritana BAM Teatro), un atto unico della durata di circa 70 minuti. Tanto dura l'attesa dei due protagonisti, in una roma deserta nel giorno della Festa della Repubblica, prima di vedere arrivare i soccorsi del 118. Lo scontro è bello forte, spettacolare, in tutti i sensi: rumore, fumo, due mezzi uno sull'altro, Aurelio e Claudio sdraiati a terra. Poi, poco alla volta, il primo comincia a muoversi e si alza in piedi, prova a camminare, zoppica, ma risponde al telefono come se nulla fosse accaduto.C'è da fare una diretta radio! Il programma si chiama Qui e Ora ed è un vero spasso vedere Mastandrea che inventa ricette e dà consigli "emozionali"... Intanto anche la seconda persona coinvolta nell'incidente apre gli occhi, Claudio non ce la fa a rimettersi subito in piedi, ma appena apre bocca ci pensa Aurelio - un arrogante che crede di sapere tutto - a presentarcelo: Claudio altro non è, secondo lui, che un povero agricoltore; vorrebbe abitare a Boccea (dove in effetti vive), invece vive di stenti - sempre secondo Aurelio-; ha una moglie di Pomezia, un figlio ritardato e... questo credo possa bastare per farvi capire che la guerra di classe fra i due è in atto da subito. Una guerra fra classi sociali, dove Aurelio naturalmente è il più forte, mentre Claudio è il debole della situazione, almeno fino ad un certo punto, quando cioè troverà la forza per sfogarsi e vomitare veleno contro quel "fighetto" che pensa, come tutti i suoi simili, solo alle sciarpette di cashmere, agli aperitivi e ai loft ricavati da "fabbriche o da ex forni crematori"! Sì, il dialogo è giusto in tutto: nei tempi, nelle battute efficaci, nel linguaggio diretto al quale ormai Mattia Torre (autore tra l'altro della fortunata serie televisiva Boris) ci ha abituati. Ma anche dei due interpreti c'è da dire che sono perfetti nelle loro parti. Incarnano fino in fondo questo cinismo profondo che sembra permeare il nostro Paese, dove perfino una situazione difficile, come può essere un incidente stradale, diventa terreno di lotta in cui poter sfogare tutto ciò che non ci va giù e la sfiducia verso le istituzioni si trasforma in odio, ferocia, desiderio di vendetta.
Ed è vero, come suggerisce lo stesso Torre nelle sue note di regia, che in questa pièce è come se si incontrassero due dei suoi precedenti personaggi:il protagonista di In Mezzo al Mare (in scena Valerio Aprea) con il suo senso di inadeguatezza, e il protagonista di Migliore (Valerio Mastandrea) con la stessa dove di malvagità. Un incontro/scontro che in realtà fotografa cosa siamo per invitarci ad essere più sereni e pacifici. Peccato aver dovuto aspettare sette anni prima di rivedere Mastandrea a teatro (Migliore era del 2005). Dunque, per lui abbiamo un suggerimento: qualche film in meno e qualche spettacolo teatrale in più farebbero bene a noi e forse anche a lui.

Francesca de Santis

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