Lady Grey – La Stampa 16 luglio 2011
Ragonese: così sono diventata un’equilibrista
Da oggi l’attrice in teatro con “Lady Grey”
“È il mio vero amore, il cinema è un caso”
Si guarda indietro e si vede come uscita da una macchina del tempo, che ha dato alla sua vita un’accelerazione violenta e a lei cento esistenze diverse, Isabella Ragonese. “In fondo – racconta – è soltanto dal 2008 che ho deciso di fare cinema. Ho lavorato tanto che mi paiono passati secoli da allora”. Balzata alla ribalta con “Tutta la vita davanti”, da allora ha inanellato un film dopo l’altro: “La nostra vita”, “Un altro mondo”, “Primo incarico”, solo nel 2010. In realtà il debutto risale al 2006 con “Nuovo-mondo” di Crialese, ma tutto allora era proseguito sui soliti binari: base a Palermo e teatro. “Non avevo previsto il cinema nel mio percorso”. Poi il film di Virzì l’ha proiettata in un’altra dimensione. Quella da cui ora prende una pausa regalandosi dopo oltre tre anni un nuovo spettacolo teatrale e un autunno senza niente di definito davanti. “Per ricaricarmi e cambiare. Ho accettato questa sfida su un testo dove niente è per caso, che coinvolge il pubblico in una sorta di lotta continua. Mi interessava l’idea di tornare al teatro, è il mio primo amore, cui ho dedicato più tempo che al cinema, da cui ho avuto tantissimo, ma che in fondo non ho cercato.
Porta in Tournée Will Eno “un giovane autore americano che ha scritto una situazione al limite tra finzione e realtà”.
Lo spettacolo è “Lady Grey” e debutta stasera al Mittelfest di Cividale del Friuli, per poi zigzagare per l’Italia da una manifestazione all’altra, con date che si spingono fino a ottobre. Interprete e regista (in passato anche autrice) di se stessa, Isabella Ragonese ha scelto un monologo di Will Eno, un giovane autore emergente americano (un anno fa sempre al Mittelfest era stato Elio Germano a portarne in scena Thom Pain) che sa raccontare la quotidianità della gente con umorismo sferzante.
“Le indicazioni di Eno sono ferree, non devi fare molto: devi solo accentuare l’impressione che chi sale sul palco e parla di sé sia una persona del pubblico. È una situazione al limite tra la finzione e l’illusione di realtà, in cui la distanza tra attore e spettatore si annulla”.
Impegnata sul fronte del movimento “Se non ora quando?”, la scelta di dare voce a una donna qualunque è indipendente da quella politica. “Anche se penso che la politica non sia una cosa distaccata dalle nostre esistenze, che sia giusto che un attore si metta al servizio degli altri e della società civile con il proprio lavoro, la scelta di questo testo arriva a altro. Mi interessava la sua forte sensibilità. La ricerca di linguaggio. L’obiettivo puntato sulla difficoltà che abbiamo a esplicitare i nostri pensieri. La sfida di mettere in scena i passaggi mentali, i cambi repentini che ciascuno di noi compie, le associazioni di idee”.
Lady Grey è una donna che non riesce a esplicitare un fatto del passato, un trauma, che le ha condizionato la vita (per “mostra e dimostra”, pratica abbastanza comune nelle scuole anglosassoni, aveva portato se stessa, denudandosi).
“Una cosa che le condizionerà la vita, inducendola a fare l’attrice e a vivere la contraddizione e il perverso piacere del volersi mostrare e contemporaneamente restare nell’ombra”. Una tensione che ogni attore prova, secondo Isabella Ragonese. “È un gioco di seduzione – mi mostro e mi nego – che ogni attore prova. Desideri salire su un palco e però ti chiedi “chi me lo fa fare?”. Non parlo del panico da palcoscenico: essere maschera, quindi nasconderti dietro il personaggio, e contemporaneamente metterti personalmente in gioco, sotto giudizio. Sei l’equilibrista che cammina sul filo e che il pubblico si aspetta di vedere cadere. Adrenalina pura. È un fatto specifico del teatro, che il cinema non dà”. Eppure il cinema le ha dato non solo grande visibilità e notorietà e premi, ma anche “ruoli belli, intensi e diversi, drammatici e divertenti. Volevo la possibilità di sperimentare sul campo cose diverse e ho potuto farlo, togliermi tante curiosità. In questi 3 anni ho vissuto mille vite”. Ultima in ordine di tempo quella di Michela, la protagonista di “Un giorno in più, tratto dal best seller di Fabio Volo e interpretato dallo stesso Volo, il film è stato girato questa primavera tra l’Italia e New York, dove Ragonese è stata per la prima volta nella vita. “È una commedia romantica sul genere di quelle americane. Il romanzo, un po’ modificato, ha avuto milioni di lettori. So che ci sono molte aspettative e spero di non deluderle”.
Scelta dal regista Massimo Venier e dallo stesso Volo, parla del compagno di set come di una persona rassicurante, allegra, vitale, limpida con uno splendido rapporto con i tanti fan che ha e che lo circondano ovunque con affetto. “Ha un rapporto quasi familiare con loro: una cosa rara”.