Homicide House

 

Homicide House
di Emanuele Aldrovandi

Con Valeria Perdonò, Marco Macceri, Luca Cattani, Cecilia di Donato
Scene di Antonio Panzuto
Costumi di Francesca Dell’Orto
Luci Fabio di Bozzetta
Regia di Marco Macceri con l’amichevole collaborazione di Gabriele Vacis
Produzione BAM Teatro / MaMiMò
Con il contributo del Premio Riccione per il Teatro
In collaborazione con il Comune di Correggio – Centro di documentazione Pier Vittorio Tondelli / Giornate Tondelliane 2014
Testo vincitore del 10^ Premio Riccione – Pier Vittorio Tondelli 2013

Indebitato per problemi di lavoro, un uomo finisce vittima di un gioco al massacro riservato a facoltosi in cerca di emozioni forti. Un gioco che non lascia scampo e che affida all’uomo il compito di spiegare al mondo, con ipocrisia e falsità, una storia troppo complicata.

“Sinistra e infantile parabola sugli incerti confini tra il vero e il falso, testo introspettivo dal piglio ironico-favolistico (favole macabre senza lieto fine, per intendersi), Homicide House è un coraggioso tentativo di scrittura drammaturgica ‘verticale’, in grado di farsi carico di una matrice teoretica/concettuale che mette in atto una ‘morbida’ elusione del tragico. Se il dilemma attorno a cui ruota il dipanarsi della storia appartiene di diritto alla normalità prosaica (in sintesi, si può mentire a fin di bene o, al limite, nel nome del male minore?), i personaggi dimostrano di essere istanze filosofiche, portatori di una determinata poetica del pensiero, prim’ancora che entità finzionali: non è un caso se Uomo, che nasconde alla donna amata il vizio di indebitarsi per il puro piacere di farlo, dovrà condurre i suoi equivoci commerci con loschi figuri quali Camicia a pois e Tacchi a spillo, riuscendo a salvare la pelle senza alcuno sforzo pratico ma con un puntuale esercizio della parola. La Casa degli omicidi è un meccanismo di sevizie psicologiche che ferisce e uccide con il ragionamento piuttosto che con le sole armi di tortura. Un’idea originale alla base della scrittura e un linguaggio disinvolto e agile nell’alternare isolati e funzionali monologhi a fulminanti e accesi dialoghi fanno del testo un riuscito e promettente esperimento.” –(dalla motivazione della giuria del premio Tondelli 2013)

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