Qui e ora – Corriere della Sera febbraio 2013

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  • Data di creazione 27 Marzo 2017
  • Ultimo aggiornamento 2 Aprile 2017

Qui e ora - Corriere della Sera febbraio 2013

Corriere della Sera - Roma 22 febbraio 2013

Giochi di bravura fra due attori

"Io tutto questo non lo merito e, sentire questa ingiustizia, prelude a cose non buone" dice uno zoppicante Aurelio in tono minaccioso a Claudio, che giace malmesso steso a terra sull'asfalto. I due, rispettivamente interpretati da Valerio Mastandrea e Valerio Aprea, sono reduci dall'essersi appena scontrati con i propri scooter in una strada periferica deserta e sono in attesa di aiuti che non arrivano mai, nell'ultimo lavoro di Mattia Torre, "Qui e ora, che firma anche la regia e si replica all'Ambra Jovinelli sino al 3 marzo. Anche quindi nel momento del bisogno, della pietà che dovrebbe essere naturale, quello che sta meglio aggredisce l'altro in una sorta di metafora dell'Italia di oggi (il giorno dell'incidente è il 2 giugno), priva di identità, prima vi solidarietà, di senso civile in un sentimento generale di smarrimento, di sentirsi senza futuro. Una situazione grottesca che appare perfino comica, anche se il riso si spegne subito amaro. I due non hanno connotazioni ideologiche. Claudio è separato e disoccupato e Aurelio lo accusa di innervosirlo e lo tratta con disprezzo, insultandolo nei modi più coloriti (da contadino depresso a omeopata) e minacciando di dargli fuoco. Aurelio si sente più forte, intanto perché è un piccolo personaggio radiofonico, un cuoco e, col telefonino, è costretto a realizzare in diretta, per non perderla, la sua trasmissione di cucina, dal luogo dell'incidente, rendendola del tutto paradossale. Questo finché comincerà a sentirsi male, mentre l'altro inizia a stare meglio e a rialzarsi da terra. E non raccontiamo altro per lasciare un poco di sorpresa agli eventuali spettatori.
Mastandrea è perfetto, strafottente, agitato, insicuro, egoista e Aprea sembra solo un po' più oppresso dalla vita (e dalla mamma) e sembra più umano, ma riuscirà anche lui a rivelare il vero sé: il loro è un gioco di bravura, sostenuto dalla scrittura fluida, vivace per invenzioni, articolata e realistica di Torre, che lavora sul quotidiano per parlarci di altro.

Paolo Petroni

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